Il mito della Callas continua, anche grazie alla splendida performance di Angelina Jolie nel film Maria di Pablo Larrain, tra i più applauditi alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia. «Ripercorriamo la storia dei suoi ultimi giorni, la solitudine, la disperazione, senza la voce che l'aveva resa diva e sveliamo la donna dietro il mito»: così il regista cileno ha raccontato il suo nuovo biopic. E per farlo mostra una Callas immersa nei suoi ricordi, nei fantasmi del passato, nelle magnifiche registrazioni delle sue opere e forse non è un caso che Maria a questo punto della sua vita non si separi mai da un paio di occhiali con le lenti spesse (la Callas era molto miope e di questo sembra che si vergognasse, nda). La montatura sobria ed elegante, che le incornicia il viso, e dietro una donna sperduta, fragile, finalmente autentica. Occhiali che la diva Callas non avrebbe mai portato prima di allora, anzi all'apice del successo forse li avrebbe anche bruciati, come una volta ha bruciato un intero guardaroba: per ribellione, per capriccio o semplicemente per voltare pagina. Nei mitici anni Sessanta la Callas era un’icona di stile e quando non era sul palcoscenico frequentava solo il jet set internazionale. Alle feste esclusive con politici, finanzieri, artisti e presidenti o quando navigava insieme all'amatissimo Onassis sullo yacht Christina i suoi occhiali non potevano che essere rigorosamente da sole, grandi, scuri e sempre molto glamour.
Nelle scene dei suoi ultimi giorni invece la vediamo a Parigi, confinata nel suo lussuoso appartamento, con due domestici fedeli e “schiavizzati”, interpretati dai bravissimi Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher e due vivaci barboncini a farle compagnia. Una strana famiglia che si prende cura di lei, che a 53 anni, magrissima, anche per abuso di farmaci, preferisce non ascoltare e fare come sempre di testa sua. Fino al 16 settembre 1977, quando il suo cuore decide di fermarsi (nella foto, di Pablo Larrain, una scena del film).
Rosaria D'Amico