«Egregio collega, riscontro con la presente la sua del 19 febbraio 2014 di pari oggetto per precisare quanto segue - scrive Stefanelli a La Placa - Al contrario di quanto Lei cerca di sostenere nella nota di cui sopra, si reputa che il tono del messaggio inserito su internet non fosse solo finalizzato ad agevolare la tutela del paziente attraverso la segnalazione dei casi di abusivismo, ma fosse invece proprio finalizzato a gettare discredito sull’intera categoria degli ottici. A riprova di quanto sopra, basti segnalare che oggi (11 marzo 2014, ndr) – mentre ancora si discute sulla natura diffamatoria della pubblicazione internet da noi contestata - il Presidente SOI ha pubblicato sulla rivista on line B2Eyes un articolo (http://www.b2eyes.com/Content/News.aspx?id=d1566e8c-847d-4824-86a2-0942…) che non solo contiene volute ed errate imprecisioni sulla figura dell’ottico-optometrista (che invece già la Cassazione ha chiarito molto bene), ma continua altresì a gettare discredito sull’intera categoria di ottici. Basti per tutti l’incipit dell’articolo che così inizia: “L'attività commerciale di ottico, correttamente ben definita dalle leggi del 1928, Arte Ausiliaria di Professione Sanitaria, ha sempre perseguito l'acquisizione di un ruolo con funzioni superiori tra le professioni sanitarie, indipendentemente dalla formazione, dalle capacità e dal riconoscimento per legge di titoli non riconosciuti nel nostro paese”. Poi l’articolo continua affermando: “Tutti sanno che ci sono molti ottici che utilizzano in modo improprio apparecchiature per uso medicale. Tutti sanno che ci sono molti ottici che eseguono abusivamente campi visivi o tonometrie senza alcuna competenza”. E ancora si continua affermando: “La legalità e la professionalità non possono sottostare ad azioni perverse finalizzate a creare i presupposti per l'acquisizione di titoli e competenze basate sul fatto compiuto, nel disprezzo delle regole poste a tutela del diritto alla salute”».
«Ora – prosegue la lettera di Stefanelli a La Placa - palese che chi legge si fa l’idea che gli ottici siano una categoria che
• cerca di allargare “indebitamente” il proprio spazio di attività senza avere capacità e formazione;
• svolgano attività che non sono di loro competenza;
• pongono in essere azioni - definite come “perverse” - per poter acquisire titoli di formazione che a loro non spetterebbero.
Se mai ci fosse stato qualche dubbio – che non c’era - sulle reali intenzioni della SOI mi pare che oggi non ve ne sia più alcuno. Si chiede pertanto che vengano ritirati tutti gli articoli e pubblicata idonea rettifica entro 7 giorni dal ricevimento della presente, precisando che in carenza si provvederà ad adire le competenti sedi giurisdizionali senza ulteriore preavviso».
(red.)
Nella speranza che questa vicenda non si trasformi nella solita schermaglia a carte bollate e a mezzo stampa, ma possa portare un contributo concreto a una questione purtroppo annosa, abbiamo voluto pubblicare anche quest’ultimo intervento: siamo, infatti, l’unico organo d’informazione del settore ad aver dato voce a entrambe le parti coinvolte e ad aver pubblicato integralmente tutti i documenti intercorsi tra i due studi legali. Teniamo, tuttavia, a precisare che, a differenza di quanto scritto da Silvia Stefanelli, il presidente SOI non ha “pubblicato” un articolo su b2eyes; semmai, l’esatto contrario: è b2eyes che ha ricevuto un’informativa della SOI e l’ha debitamente pubblicata, precisando che di tale si trattava.
A.M.