L’eccellente e agile gestione e la capacità d’innovazione sono stati i fattori che hanno principalmente determinato queste performance per il business dell’occhialeria, secondo il documento finanziario 2021 del Gruppo Kering. L’ingresso di nuove licenze come Chloé e Dunhill nella prima parte dello scorso anno, invece, ha contribuito solo marginalmente alla crescita. Nel fatturato figura anche l’ultimo trimestre di Lindberg, la cui acquisizione è stata completata alla fine di settembre.
Escluse le vendite ai principali distributori e negozi internazionali gestiti dai marchi del gruppo, l’area Emea è stata ancora una volta il principale mercato per Kering Eyewear, seguita dalle Americhe. Per quanto riguarda invece i canali di distribuzione, le catene locali e quello relativo a ottici, optometristi e oftalmologi si confermano i principali, con oltre il 50% del totale delle vendite: quest’ultimo è quello cresciuto di più nel 2021, a conferma, secondo la nota della multinazionale, dell’efficacia dell'assetto commerciale di Kering Eyewear.
Il documento ricorda inoltre che, sulla scia di questo significativo incremento dei ricavi combinato con il buon controllo dei costi e ora che il compenso pagato a Safilo per la risoluzione anticipata della licenza Gucci è stato pienamente ammortizzato, la redditività operativa è notevolmente aumentata e sta largamente contribuendo alla diminuzione dei costi netti del segmento "Corporate e altro", di cui Kering Eyewear fa parte.
Complessivamente il gruppo di Pinault ha chiuso il 2021 con un fatturato di oltre 17,6 miliardi di euro (+13,4% a cambi costanti rispetto al 2019), un reddito operativo superiore ai 5 miliardi (+60% rispetto al 2020), con un margine operativo del 28,4%.
(red.)