A parlare di “La filiera dell'occhiale 100% made in Italy” due specialisti sotto il profilo legale, Stefano Pajola e Michele Pertile, che si sono suddivisi il compito di spiegare quali sono le normative in materia, le loro lacune e come cercare di realizzare una filiera virtuosa nel comparto. Dall’intervento è emerso che la definizione di made in Italy non è sufficiente a capire quali siano i produttori che realmente si battono per una filiera nazionale seria e rispettosa delle norme e coloro che, invece, cercano di operare nelle pieghe e nelle carenze dalla legge. «Una discussione che ha preso in considerazione anche le norme sul 100% made in Italy che però, non avendo mai avuto decreti attuativi, risultano estremamente blande e difficilmente interpretabili - ricordano a b2eyes TODAY gli organizzatori dell’evento - Il concetto di made in 100% Italy e di made in Italy, seppur uniti da una matrice comune che è l'origine del prodotto, sono di fatto strumenti differenti che vengono utilizzati in modo diverso. Infatti, se da una parte la dicitura made in Italy è sufficiente a individuare dei passaggi che indicano che parte consistente del valore del prodotto è realizzata in Italia per poterlo marchiare così, la scelta di proporre un marchio 100% made in Italy è sicuramente più protettiva verso i consumatori ma è altrettanto difficile da applicare, poiché si tratta di uno strumento monco». Altro argomento importante in tale contesto è quello del contratto di rete, considerato da molti la situazione migliore per unire imprenditori che vogliano fare squadra.
Un ulteriore tema al centro del dibattito ha riguardato “Sostenibilità ambientale e alta qualità nel processo produttivo”. «Anche qui sono emersi aspetti cruciali, visto che tale ambito è uno dei cardini su cui si muoverà l'intero mondo occidentale nei prossimi decenni – dicono ancora gli organizzatori - Quindi la ricerca del punto di equilibrio fra qualità, sostenibilità ambientale ed economica è una delle discussioni al centro della filiera dell'occhialeria. Ricordando che i tempi della sostenibilità riguardano soprattutto chi deve proporre sul mercato prodotti destinati a un utilizzo frequente, riducendone a zero o quasi l'impatto sul pianeta».
(red.)