È lo stimolo lanciato da Doug Stephens, esperto statunitense di retail, durante il recente evento digitale The Pulse di Transitions, che ha coinvolto circa diecimila professionisti dell'ottica in tutto il mondo, secondo i dati degli organizzatori
«Il Covid è una piccola crepa nel tempo che sta trascinando la società e anche il retail fuori dall’era industriale e saldamente dentro l’era digitale: per molti marchi è stata una transizione estremamente difficile, per alcuni invece, come Amazon, Alibaba, JD.com o Walmart, ad esempio, è stata come una flebo di steroidi e quando usciranno dalla crisi saranno infinitamente più forti e raggiungeranno la vita dei consumatori più di quanto pensavamo fosse possibile», ha detto Doug Stephens (nella foto, durante l'evento di Transitions), fondatore di Retail Prophet, che ha inoltre ricordato come il nuovo mercato sarà di fatto ripartito in tre macro segmenti: i cosiddetti predatori apicali, come i già quattro citati colossi dell'e-commerce; i grandi operatori nazionali; gli altri rivenditori e le altre attività, anche al di fuori del retail, che dovranno rivedere il loro posizionamento. «Se il tuo brand è la risposta, qual è la domanda? Qual è l’unica domanda per cui tu e solo tu hai la risposta per il consumatore? - ha sottolineato l’esperto - Quando compriamo Nike, ad esempio, quello che stiamo comprando è una storia, acquistiamo qualcosa di molto più grande del prodotto stesso, perché Nike viene considerato come un marchio di narrazione. Nell’era post pandemia i vostri negozi diventeranno un canale mediatico e a loro volta i vostri mezzi di comunicazione diventeranno il vostro negozio: il consumatore deve poter acquistare quando vede il prodotto sui media, poter usufruire di servizi e beni già online, quindi diventa necessario costruire un sistema multicanale per coinvolgere il cliente».
Tutto questo può valere anche nell’ottica? «Il tuo centro ottico è il canale mediatico più potente che hai, è una pubblicità vivente del tuo brand, non solo dal punto di vista “medicale” - ha affermato ancora Stephens - Gli eventi che si organizzano nei negozi diventano contenuti che possono essere amplificati sui canali online e così si crea un sistema di coinvolgimento dei consumatori che si autogenera». In altre parole ora il negozio è ovunque.
«La pandemia del 1918 è stata devastante, ma quella fase ha portato ai ruggenti anni 20 del secolo scorso: anni di innovazione, progresso, prosperità - ha concluso il professionista americano - Anche noi, se riusciamo a reinventare le nostre attività, ad affrontare tutto con occhi nuovi, a creare proposte di valore che sono molto più forti e vincenti e a usare questa visione per plasmare davvero esperienze straordinarie per i consumatori sia online sia nei nostri negozi, anche noi dunque assisteremo alla nostra versione dei ruggenti anni 20: i ruggenti anni 20 del 2020».
A.M.