Scalfari, da dietro gli occhiali guardava oltre le apparenze

Si è spento giovedì scorso all’età di 98 anni il grande giornalista, scrittore, nonché fondatore, direttore e manager de L’Espresso e la Repubblica, considerato da Papa Francesco un amico laico

Di lui hanno scritto che è stato il primo direttore-editore italiano. In effetti Eugenio Scalfari (nella foto, da repubblica.it) non solo ha fondato L’Espresso e La Repubblica, ma li ha diretti per molti anni, non occupandosi solamente della linea editoriale, bensì seguendone la diffusione in tutti i suoi aspetti. Di lui si ricordano i grandi scoop, gli straordinari editoriali, ma anche i pezzi di costume. Appassionato di cinema era capace di intervistare un grande regista con la competenza e la cultura di un critico cinematografico, come di scrivere un pezzo sulla situazione politica illuminante e profondo. Una scrittura la sua che era un vero modello di giornalismo. Autorevole ma non dal piedistallo, immediata ma sempre elegante, chiara ma incisiva. Speciale anche fuori dalle pagine dei giornali.

Ricordo di un’amica giornalista tanti anni fa che mi aveva mostrato una sua mail di ringraziamento. Frasi semplici, senza nessuna formalità, ma che andavano diritte al segno. Questo era Scalfari, il Barbapapà, come veniva chiamato in redazione e non solo, per la sua barba che faceva da contorno a quegli occhiali, prima spessi e importanti, in età avanzata più leggeri e di metallo, dietro cui scintillavano degli occhi capaci di vedere molto oltre le apparenze. 

Luisa Espanet

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