Sarti: mio padre sarebbe orgoglioso della seconda stella

Cosa lega un negozio di ottica allo scudetto appena conquistato dall’Inter? Una filastrocca divenuta celebre e ripetuta a memoria da sessant’anni

Sarti, Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Chi non ha mai declamato o almeno sentito, da sei decenni a questa parte, la formazione della Grande Inter degli anni 60? Il primo della fila, il portiere, quando era ancora il titolare della Fiorentina campione d’Italia nel 1955-56, acquistò nel quartiere di Campo di Marte i muri di un negozio che dall’inizio del secondo millennio ospitano un affermato centro ottico. Lui è Giuliano Sarti, l’unico nel suo ruolo in Italia ad aver disputato quattro finali dell’allora Coppa dei Campioni, grande senso della posizione, mai plateale negli interventi e tra i primi a disegnare la figura dell’estremo difensore moderno che partecipa alla costruzione del gioco: otto presenze in Nazionale, quindici campionati di serie A ad alto livello, senza mai essere stato ammonito o espulso, una Coppa delle Coppe, due Coppe dei Campioni e altrettante Intercontinentali conquistate a livello internazionale, che si sommano a tre scudetti. Due di questi, storici: il primo vinto dalla squadra viola e il decimo da quella nerazzurra, nel 1965-66, con il quale si cucì sulla maglia la prima stella.

«A pochi mesi dalla mia nascita, nel ‘63, ci trasferimmo con papà a Milano perché era stato acquistato dall’Inter, dove restò fino al ‘68. E anche a me i colori nerazzurri sono rimasti nel cuore», racconta a b2eyes TODAY Simona Sarti, che oggi conduce l’omonimo centro ottico con il marito Antonio Giaconella (nella foto sopra). Diplomata ottica all’Irsoo nell’83 e specializzatasi in optometria tre anni dopo sempre a Vinci, per un lungo periodo ha svolto la libera professione in diversi punti vendita e studi optometrici del centro nord Italia, fino a quando non ha avviato la propria attività, nel 2000. «Papà aveva rilevato l’immobile più di quattro decenni prima, grazie al premio scudetto assegnatogli dalla Fiorentina: il punto vendita sorge in quello che era sempre stato il suo quartiere, proprio alle spalle della Curva Fiesole, cuore della tifoseria viola – dice ancora Simona – A me e ai miei tre fratelli ha sempre lasciato grande libertà di scelta ed era fiero delle nostre professioni: gli ultimi anni abitava in campagna, ma a pochi minuti da qui, per cui veniva almeno due volte alla settimana in negozio, che era diventato un po’ il suo punto di ritrovo con amici ed ex compagni di squadra. Il mondo dell’ottica gli piaceva e molti calciatori che avevano giocato con lui si sono fatti fare gli occhiali da noi».

Giuliano Sarti è rimasto sempre legato anche all’Inter. «Nel 2016, un anno prima della sua scomparsa, è venuto in negozio per incontrarlo Gianfelice Facchetti, per raccogliere testimonianze e aneddoti da inserire in un libro sul padre, il grande Giacinto: papà aveva una memoria incredibile, scovava curiosità che noi pensavamo addirittura fossero in parte inventate, tanto erano dettagliate, invece poi capimmo che era tutto vero e lui ne conservava la memoria in maniera perfetta», spiega sorridendo la figlia Simona, certa di una cosa, in questo clima di festeggiamenti per il ventesimo scudetto conquistato dai nerazzurri. «Lui era il portiere di quell’ineguagliabile squadra che nel 1966 si cucì sulle maglie la prima stella: sarebbe sicuramente orgoglioso dei giocatori, dell’allenatore e della società che oggi celebrano la seconda» (nella foto principale: Simona, a destra, è sulle ginocchia di Giuliano Sarti insieme al fratello Riccardo, mentre la mamma Maria Pia cuce lo scudetto con la prima stella sulla maglia del portiere dell’Inter).

A.M.

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