Sapremo conciliare la paura del contagio e le necessità dell’economia?

Durante la reclusione forzata dei mesi scorsi siamo tutti rimasti sospesi tra l’anelito di consuetudini perdute e inusuali spazi per la fantasia e l’immaginazione. La sfida, nella “nuova” normalità, sarà trovare un equilibrio tra un’ansia ancora radicata e le attività del quotidiano

“Per quanto sterilizzati, gli oggetti che si posano sulla Luna vengono dalla Terra, e gli astronauti non sono sterilizzati per niente; la loro tuta lunare impedisce la back-contamination ma non impedisce la forward-contamination, giacché traspirando essa libera duecento microrganismi al secondo”. Così Oriana Fallaci, inviata da L’Espresso al centro di Houston, nel suo saggio-romanzo Quel giorno sulla Luna uscito nel 1970 descrive l’avventura dell’Apollo 11. Per chi volesse informarsi sulle afflizioni e i crucci di una traspirazione biunivoca delle nostre mascherine intelligenti o egoiste, potrebbe rileggere delle strategie messe in atto dalla Nasa nella pianificazione delle missioni lunari, cinquant’anni fa. Ma ora già guardiamo al futuro.

Lunedì 4 maggio siamo tornati, con tutte le previste limitazioni, a uscire di casa: l’avveduto con cautela, il fragile con timore, il pigro con rammarico, l’irrequieto con soddisfazione, il prudente con attenzione, lo sbruffone con baldanza, il dimesso con modestia, il metodico con ordine. Molti, comunque, possono senza mascherina tornare a guardarsi con diffidenza dai finestrini in coda sulle tangenziali, o con la mascherina alla bocca evitarsi con apprensione nei vagoni della metropolitana, o con la mascherina a ciondoloni al collo correre con audacia al parco, se aperto.

Tutti noi nelle settimane scorse siamo stati accomunati da una fiabesca reclusione durante la quale aprivamo le finestre per cantare alla luna ma non un libro per volare con la fantasia, o cercavamo l’immortalità ma soffrivamo la noia se pioveva. La cattività forzata però ci ha anche accostati, senza avvedercene, al valore del silenzio, abbiamo potuto assaporare il benessere della fantasia e il balsamo dell’immaginazione, abbiamo potuto testare il sollievo della passione che riduce l’ansia senza gli psicofarmaci o centellinare la magia dell’incantamento.

Tesaurizziamo questo capitale. Se in questa nuova fase sapremo, come orafi consumati, ponderare con la bilancia esquisita e giusta di Galileo le attività del nuovo quotidiano, speculare con prudenza sui contrappesi del bilancio, armonizzare la giornata nella fascinazione della competizione, forse potremo conciliare la paura legittima del contagio, ancora presente, e l’ansia del suo confronto con le necessità inevitabili dell’economia.

Sergio Cappa

Professione