Ottici-oculisti, è arrivato il momento di avere regole chiare

«Come possiamo gestire nella maniera migliore la doppia porta d’ingresso, studio oculistico o centro ottico, alla soluzione delle problematiche visive? Finora non siamo mai riusciti a dare concretezza formale a questo percorso, utile sia per le persone sia per noi professionisti: vanno perciò trovati modi e forme per poterlo finalmente realizzare». Così Andrea Afragoli, presidente di Federottica, ha aperto la tavola rotonda interdisciplinare svoltasi il 9 marzo all’interno del Congresso Zaccagnini di Bologna

Un ampio parterre (nella foto) per rappresentare pressoché tutte le componenti della filiera. Oltre ad Andrea Afragoli, i docenti Silvio Maffioletti e Anto Rossetti e il presidente di Sopti, Gabriele Civiero, per l’area ottico optometrica. Gli oftalmologi Teresio Avitabile, in veste di presidente di Siso, Danilo Mazzacane, Alessandro Mularoni e Paolo Nucci, per la classe medica. E, per l’industria, Massimo Barberis, presidente del Gruppo Lenti Anfao, e Sandro Saggin a nome di Assottica. Sono stati i protagonisti della tavola rotonda della ventiseiesima edizione del Congresso Zaccagnini, che voleva fare il punto sul dialogo in corso tra le categorie coinvolte. Dialogo che, come ha ricordato il presidente dell’Istituto, Giorgio Righetti, è stato portato avanti negli ultimi anni soprattutto dal Forum Presbiopia grazie all’attività del suo organizzatore, Fabiano Editore: la struttura formativa con sedi a Bologna e Milano vuole sostenere tale dialogo sui contenuti scientifici, consapevole che «questo nuovo clima tra i vari attori favorisce il cittadino e può contribuire a ridurre i costi della sanità nel nostro paese», ha affermato Righetti.

Da dove partire, quindi? «L’obiettivo rimane il benessere visivo del paziente, anche se c’è ancora tanta confusione legislativa al riguardo - ha detto Avitabile - Come è stato ricordato anche al recente convegno di Federottica Bari-Bat, alla presenza del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, bisogna cominciare dal piccolo, definendo chi fa cosa da parte delle numerose figure coinvolte». Nucci ha ricordato che partecipa a questo tipo di eventi da circa trent’anni e che praticamente da subito ha apprezzato il lavoro degli optometristi. «Voglio però porre all’attenzione due punti fondamentali: non posso immaginare questa figura professionale senza che abbia compiuto un percorso nelle facoltà di Medicina con noi oculisti come punto di riferimento; inoltre non va fatto passare il messaggio che in un negozio di ottica, come pure in una farmacia, sia presente una stazione sanitaria, perché darebbe un falso senso di sicurezza», ha sottolineato Nucci, ribadendo invece la disponibilità a lasciare la refrazione all’area ottico optometrica, con tutte le norme transitorie del caso per i vari livelli di professionisti. «Da qui poi non si potrà più tornare indietro però: che gli optometristi non si prendano carico di aspetti sanitari, non abbiano gli Oct in negozio, ad esempio - ha affermato ancora Nucci - Lo sconsiglio vivamente, per il bene dell’utente finale: ecco perché suggerisco di scrivere sempre, anche dopo aver consegnato un paio di lenti, che si consiglia una visita oculistica. Lo fanno già anche i pediatri e purtroppo non basta: il primo test che svolgono nel loro studio medico viene considerato da molte famiglie come una vera e propria visita oftalmologica, invece non è così».

Va poi tenuto in considerazione anche il ruolo della tecnologia, che come ha ricordato lo stesso Nucci, mentre si sta dibattendo su chi fa cosa, potrebbe sostituire alcune attività oggi gestite dalle persone anche nel mondo della salute. «Attualmente c’è una convergenza di device sul mercato, in grado di produrre numerose immagini diagnostiche: questo però non deve creare confusione, per cui vanno gestiti correttamente», ha spiegato Mularoni.

Per Rossetti fondamentale rimane il duplice e doppio percorso che porta l’utente finale dallo studio oculistico al centro ottico o viceversa. «Ecco perché ritengo che vada ripristinato il cartello che propose alcuni anni fa Federottica, con la scritta che l’esame fatto nel centro ottico non sostituisce la visita oculistica: ma che si debba fare anche l’inverso per quanto riguarda l’aspetto refrattivo», ha dichiarato Rossetti.

Ma se da un controllo della vista appare qualcosa di sospetto? Si può parlare di screening all’interno di un negozio di ottica o sarebbe più corretto definirlo evidenziazione? «Dobbiamo dire sì all’evidenziazione o screening involontario, che emerge dall’attività quotidiana degli ottici optometristi, ma non si può istituzionalizzare lo screening in quella sede: questo gli oftalmologi non lo accetteranno mai», ha replicato ancora Nucci.

E l’industria, come si pone all’interno di tale dialettica? «Il suo ruolo è fare sistema per aiutare il mercato a crescere, attraverso vettori come le progressive, gli equipaggiamenti dedicati o il rinnovo degli equipaggiamenti stessi – ha sostenuto Barberis – In Italia, tuttavia, in questi e altri ambiti siamo ancora lontani dai livelli di penetrazione raggiunti in Europa: ecco perché va incentivato il dialogo con la classe medica, che diventa strategico per favorire lo sviluppo di tali categorie di prodotto a beneficio del consumatore».

Tutti di fatto concordi, comunque, sulla necessità di proseguire lungo la strada del confronto interdisciplinare. «Dobbiamo arrivare a regolamentare i ruoli all’interno del mondo della vista e della visione: poi chi va fuori da questi ruoli, sarà fuori del tutto – ha concluso Avitabile – Non sarà facile, certo, anche perché sono numerose le figure coinvolte, come ad esempio gli optometristi laureati o gli ortottisti, con posizioni diverse anche all’interno delle medesime categorie: non sarà semplice, ma ci vogliono finalmente regole chiare».

Angelo Magri

Eventi