Longoni: l’amore per l’optometria di un amico fraterno

Una persona che ha speso l’intera vita per il proprio lavoro, svolto con grande passione e competenza: così i professionisti del nostro settore parlano dell’imprenditore ottico lombardo, scomparso il 22 agosto scorso

«Jeff Longoni (nella foto principale, all’evento dei festeggiamenti per i 70 anni di Federottica Milano Acofis, nel 2016era un eclettico, una sorta di Archimede dei nostri tempi: se n’è andato nel suo paradiso personale, quell’angolo di Sicilia che tanto amava». Così Marco Procacciante ricorda al nostro quotidiano l’imprenditore ottico deceduto una settimana fa, al quale era legato da un sodalizio personale e lavorativo durato un quarto di secolo. «È stato tra i fondatori di Vision Service, progenitrice di Vision Group, e ne ha sempre rappresentato l’anima professionale, in ogni ambito, tra cui quello della formazione dei nostri ottici optometristi: ha concretizzato tutto ciò con il VisionOttica Award, una sua idea che noi abbiamo sostenuto, ma che si è consolidata grazie alle sue relazioni con le università e all’attività dello staff interno da lui costantemente seguita - dice ancora l’amministratore delegato di Vision Group, che di Longoni sottolinea anche la grande curiosità intellettuale e la coinvolgente energia messa nelle sue tante passioni - Mi ha sempre aiutato e sostenuto anche a livello imprenditoriale: l’ottima intesa che ne è scaturita e l’amicizia che è nata, al di là della differenza di età, si sono basate sulla stima reciproca. È stato spesso l’ago della bilancia nelle decisioni importanti del gruppo: un ruolo da saggio, grazie alla sua capacità di distacco e alla sua onestà intellettuale, che ha esercitato in occasioni delicate come, ad esempio, il riposizionamento dell’insegna e il lancio di VisionOttica nel 2008, per il quale mi ha supportato e ha convinto tutto il board a procedere con il progetto».

«Non mi è per nulla facile metabolizzare la perdita di Jeff - scrive a b2eyes TODAY Giulio Velati - Solo poche settimane fa mia moglie e io ci trovavamo nel suo “Buen retiro” in Sicilia a trascorrere con lui e la sua cara e inseparabile Graziella una bellissima vacanza. E questo mi lascia ancora incredulo, incapace di trovare parole che possano trasmettere il mio stato d’animo. Jeff è stato l’icona della persona perbene. Di colui che ha trasmesso, a chi lo ha conosciuto, la consapevolezza che si possa ancora, in questo mondo che si sta autodistruggendo sia materialmente sia moralmente, incontrare persone cui fare riferimento. Vado oltre la notevole quantità di importanti esperienze che ha compiuto e che gli hanno sovente permesso di contribuire in maniera incisiva nella sfera pubblica e sociale, ma desidero ricordare, con grande rispetto, la coerenza nel perseguimento degli ideali che lo hanno visto fino all’ultimo in prima linea. Ideali riguardanti perlopiù l’avanzamento e l’implementazione della professione che ha amato da sempre e che ha svolto costantemente ad alto livello. Trasmettendo così questi valori a una generazione di professionisti, me compreso, che gli saranno per sempre riconoscenti. E la coerenza, che lo ha sempre accompagnato nella vita, gli ha permesso di porre in essere da ormai diversi anni una iniziativa, unica in Italia, e che ha fortemente voluto: premiare annualmente con un importante riconoscimento che prende il nome di VisionOttica Award le migliori tesi di neolaureati in Ottica e Optometria provenienti dalle facoltà universitarie italiane, dimostrando concretamente, e per l’ennesima volta, l’amore per la professione optometrica che non lo ha mai abbandonato. Ciao Jeff, ti ringrazio ancora per il dono della tua amicizia e per quanto sicuramente continuerai a regalarmi sotto forma di consigli e suggerimenti, visto che ora ti trovi in una posizione super privilegiata. Da parte mia compirò ciò che era il tuo grande desiderio. È una promessa che porterò a termine… te l’assicuro. Il tuo amico Giulio» (nella foto, in alto, da sinistra, Longoni e Velati in un momento conviviale durante un viaggio professionale a Londra negli anni 80).

«Oltre a essere un collega era un amico di vita: ci siamo conosciuti 40 anni fa, abbiamo fatto diversi viaggi insieme, anche negli Stati Uniti - racconta a b2eyes TODAY Gianni Rehak - Sul piano professionale era molto bravo: tantissimi professionisti oggi possono ringraziarlo perché è stato uno dei promotori dell’istituzione del corso di laurea in Ottica e Optometria in Italia». Rehak non dimentica soprattutto la grande vitalità di Longoni. «Era una persona che non riusciva a stare mai ferma, sempre attivo su tutti i fronti, soprattutto nello sport: condividevamo la passione per la vela, che abbiamo accantonato solo per motivi di età». E riporta i piacevoli momenti del passato. «A un certo punto alcuni di noi, quelli che avevano continuato a frequentarsi nel tempo, decisero di ritrovarsi in un locale di Tortona, il Cavallino Bianco, avviando il nostro impegno per il riconoscimento dell’optometria in Italia: stiamo parlando della fine degli anni 60 - dice Rehak - Per ragioni geografiche ci si incontrava qui: chi da Milano, chi da Genova e chi da Torino partiva per raggiungere il locale, nell’allora triangolo industriale. Tale appuntamento è poi diventato sempre più raro, ma meno di dieci anni fa abbiamo stabilito di ripeterlo con un gruppo che Jeff chiamava i Malnàtt (nella foto, in alto, da sinistra, Rehak, Marco Menegazzi, Ugo Frescura e Longoni), termine milanese che significa disgraziati, per rifare il punto: avevamo ormai la nostra vita, la nostra routine. Ricordo la passione con cui Jeff partiva, nonostante gli impegni e con qualsiasi condizione meteorologica, con la moglie Graziella, per confrontarsi di nuovo sulla nostra professione, ripercorrendo la strada che avevamo compiuto, che in qualche modo ci ricordava i nostri anni migliori».
Rehak aggiunge anche un altro ricordo, ancora a dimostrazione della grande passione di Jeff per il proprio lavoro. «Partimmo per Caldirola, luogo in montagna in provincia di Alessandria, dove Don Francesco Remotti gestiva una colonia di ragazzi con problematiche sociali: nessuno voleva controllare loro il visus - racconta il professionista piemontese - Fu così che io con una decina di colleghi, compreso Jeff, andammo in questo paesino sperduto e in una giornata eseguimmo 110 screening».
(red.)

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