Lea Pericoli: terra rossa, pizzi e lenti fumé

La tennista, giornalista e commentatrice sportiva è morta a Milano il 4 ottobre a 89 anni: maestra di eleganza, si è sempre distinta non solo sul campo per le sue performance, ma anche per stile, occhiali compresi

Era soprannominata la Divina. Un nome che si addiceva a Lea Pericoli e non solo per i 27 titoli italiani vinti, tra singolare, doppio e misto. Ma per una personalità e uno stile unito a una determinazione notevole. Con cui è riuscita a lottare per anni con due tumori, contro i quali è diventata ambasciatrice, accanto a Umberto Veronesi. E anche per aver avuto l’audacia di indossare, sui mitici campi d’erba di Wimbledon, un abbigliamento fatto di pizzi, piume di struzzo, brillantini, “aprendo” al femminile il tennis agonistico. Tanto che alcuni dei suoi completi sono in mostra al Victoria & Albert Museum di Londra. Un’antesignana con “la classe di una signora d’altri tempi”, ha detto Nicola Pietrangeli, suo grande amico, che Pericoli definiva con una nota scherzosa “l’uomo più affascinante mai conosciuto”.

Appena lasciato il tennis per motivi di salute viene chiamata a Tele Montecarlo come commentatrice sportiva. Le sue telecronache sono documentate, precise, sempre con lo stile che la contraddistingue e lo spirito capace di rendere spettacolo una partita di tennis, anche per i non patiti dello sport. Nel 1975 Indro Montanelli la ingaggia per il nuovo Giornale, non solo per commentare il tennis ma anche per la moda, dove diventa una delle giornaliste più seguite. In prima fila, mai in nero, come allora si vestivano tutte le sue colleghe, sempre in tailleur. E sempre riconoscibile per la massa di capelli biondi e per gli ampi occhiali con lenti fumé (nella foto, tratta da agi.it), dietro cui "brillano caparbi occhi azzurri", come ha scritto Gian Luca Bauzano sul Corriere della Sera

Luisa Espanet

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