L’ottica di per sé è fisica, sta a noi farla diventare un’arte. Sui banchi di scuola, nei webinar, negli incontri con l’industria dell’oftalmica i nostri professionisti si confrontano nella maggior parte dei casi con formule e numeri. La stessa università si colloca nel mondo della fisica e vi attinge a piene mani. È normale quindi che la preparazione degli ottici optometristi laureati risulti più tecnica che olistica e psicologica. Ed è per questo motivo che il sottotitolo del mensile citato può apparire ai più azzardato: “I nuovi integratori che proteggono la retina e i capillari dell’occhio anche dalla luce blu dei computer”.
L’ottica in passato ha avuto più volte a che fare con il tema generale degli integratori. Chi non vi ha creduto non l’ha neppure preso in considerazione perché non gli compete né sul piano professionale né su quello imprenditoriale. Chi ci ha provato, lo ha fatto poco e male e ha chiuso l’esperienza in passivo di soldi ed entusiasmo. Forse qualcuno ha ottenuto risultati, ma in sordina e restando in minoranza. Dunque l’argomento integratori e soluzioni di benessere oculare non ci serve, non ci aiuta, non è nel nostro Dna? Eppure oggi c’è un motivo per rimettere il tema sul tavolo.
In primis questo mercato è particolarmente fertile e lasciato, come spesso succede, ad altri canali, quali erboristerie, parafarmacie e farmacie, più attente a coglierne le opportunità e a trarne profitto. In secondo luogo il nostro comparto non si è finora preoccupato di trovare merceologie di passaggio e da banco che possano arrotondare il fatturato, aumentare il traffico nel punto vendita e valorizzare una professionalità non solo tecnica, ancorata alla lente e alle montature, che faccia pensare a un impegno totale sul benessere oculare. L’errore madornale è credere che quest’ultimo possa arrivare solo ed esclusivamente dal prodotto madre, lente da vista o a contatto, e non da un insieme di elementi che vi ruotano intorno: il fattore umano, empatia e attenzione, abbinato all’integrazione con soluzioni che fanno bene, soprattutto al cuore.
La parola integratore sta proprio a significare l’aggiunta di qualcosa che ha un ruolo psicologico di attenzione e prevenzione in grado di sostenere l’utente finale a prendersi cura di sé ogni giorno. È il principio della cosmesi, che ha sfondato anche tra gli uomini: trattare il proprio viso con una crema antirughe non ne elimina la formazione, ma le rende più gentili e accettabili. L’integratore, come riporta la già citata Salute Naturale, ha comunque delle valenze nella storia di una medicina naturale con cui il genere umano si è curato fino alla nascita dell’industria farmaceutica moderna. Alcuni ottici probabilmente già la tengono in considerazione, ma in generale la nostra professione dovrebbe acquisire un potere più “spirituale” verso la migliore qualità della vista e della visione, data non solo dalla correzione ma dall’universo che ci sta attorno.