Informazione scientifica obiettiva o pericoloso gioco di specchi?

Il caso AstraZeneca ha colpito più per la velocità con cui hanno viaggiato le notizie dei possibili casi di effetti collaterali mortali del vaccino che per la valutazione oggettiva di cosa fosse realmente successo

Questa volta ci hanno preceduto i tedeschi e alcuni paesi nordici. Di solito siamo noi italiani il popolo più sensibile, le cui emozioni assomigliano più a una rappresentazione lirica dove “ogni dramma è un falso”. Il memorabile passaggio del brano Caruso di Lucio Dalla ben si addice a questa vicenda dai tratti confusi se non torbidi. Da oltre un anno constatiamo quanto sia importante il lavoro quotidiano del mondo dell’informazione, ma anche quanto tenda a risultare ridondante e a sfruttare qualsiasi notizia, non sempre fondata, per rimbalzarla così com’è, indipendentemente dai suoi effetti collaterali. La tempesta informativa ha contribuito nei giorni scorsi a far disdire da un elevato numero di persone l’appuntamento già fissato: il piano vaccinale dovrà quindi essere ridisegnato e parte di quelle dosi rischia di andare persa.

Pur vivendo in un’epoca che assicura tutto e benché il genere umano, quantomeno quello civilizzato, pretenda lo stesso anche dall’ambito sanitario, le cose non stanno esattamente così. La reazione avversa al farmaco è consueta nel mondo, anche in quello più avanzato. «Si stima che il 3-7% dei ricoveri negli Stati Uniti sia legato al trattamento delle reazioni avverse ai farmaci - si legge in uno studio dell’University of Illinois di Chicago del settembre 2018 - Le reazioni avverse ai farmaci si verificano nel 10-20% dei ricoveri ospedalieri e circa il 10-20% di queste reazioni è di entità grave». Per contro Claudio Cricelli, allora presidente della Società Italiana di Medicina Generale, già nel 2014 affermava che «ogni giorno, secondo le statistiche, muoiono 800 anziani che si sono vaccinati per l'influenza, ma non c'è alcuna correlazione tra il vaccino e i decessi», come si legge sul sito dell’Aifa. «Dati dell'Istat dicono che ogni giorno in Italia muoiono circa 1.800 persone, con punte fino a duemila nei mesi invernali», ma la morte è principalmente correlata, sottolineava ancora Cricelli, alla stagione, all’età e a gravi patologie. Gli attuali organi d’informazione italiani nel 2014 non c’erano ancora oppure non possono - o non vogliono - conservare la storicità di questi fatti?

Le parole hanno una radice, un’etimologia e un diverso significato a seconda della situazione. Sono come pallottole. L’informazione non può essere uno specchio che fa rimbalzare tutto senza controllo: non si può prendere una notizia, farne un mero “copia e incolla” e proporla o convalidarla come verità a ogni ora del giorno. L’informazione sulla salute è una cosa doppiamente seria. Esiste un’etica, una morale in quello che si dice e si fa. Gli errori sono umani, ma le sottovalutazioni sono diaboliche.

Nicola Di Lernia

 

 

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