Come far partire la filiera del 100% made in Italy?

Lunedì scorso, alla tredicesima edizione dell’evento di Castelbrando, tra le colline che celebrano il Prosecco, si è svolto un interessante botta e risposta sul tema dell’occhiale interamente prodotto nel nostro paese, aspetto sempre caro a chi opera in questo segmento

Chi conosce Domenico Concato (nella foto sotto) sa che per lui le strade difficili sono sempre le migliori. Qualche anno fa, quando aprì a New York in Madison Avenue il primo negozio italiano di ottica, in Italia si discuteva ancora se il self-service fosse il futuro dell’esposizione degli occhiali. Oggi Concato non è solo sinonimo di una catena familiare di negozi da Vicenza a Milano via New York, ma anche il nome di un produttore di montature al 100% realizzate a Vicenza. La domanda che durante uno dei talk di Filiera Produzione Occhiali 2025 Concato ha posto alla parlamentare europea Elena Donazzan (nella foto principale), in passato assessore regionale veneto e profonda conoscitrice dell’occhialeria, esprimeva il sentimento di chi vorrebbe far chiarezza proprio sulla filiera dell’occhiale made in Italy.

La risposta politica non si è fatta attendere dal palco. La parlamentare ha sottolineato che a Bruxelles a nessuno interessa lo specifico “made in”, se non alle nazioni stesse. Ciò che preme è riportare l’artigianalità e la produzione nel Vecchio Continente. Non è più gestibile un’Europa puro mercato di consumo. Su questo, almeno, i paesi dell’Unione Europea sembrano tutti d’accordo. Una simbiosi perfetta con quanto afferma Donald Trump oltreoceano che, attraverso i dazi, cerca di convincere le aziende estere a produrre direttamente negli Stati Uniti ciò che consumano e usano gli americani. A questo mercato protezionistico Trump aggiunge però anche, in particolare per l’automotive, incentivi alla produzione negli States come contributo statale ai maggiori costi sostenuti dalle imprese. Cosa fa invece l’Europa? Secondo Donazzan le risposte all’occhialeria non stanno a monte, nei rispettivi governi o a Bruxelles, ma nella buona volontà dei produttori 100% made in Italy, che dovrebbero far sentire la propria voce e organizzarsi per poter iniziare a contare qualcosa, autocontrollarsi e trovare chi certifichi il loro stesso controllo.

Anni or sono ebbi il piacere di assistere a un intervento dell’allora ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. «La politica deve saper intercettare i sentimenti del popolo e dell’impresa e dare loro strada affinché questi possano arrivare a un traguardo», disse in quell’occasione il politico democristiano. Se oggi invece non si sa se si debba partire dall’alto o dal basso, se viene prima l’uovo o la gallina, appare chiaro che il sentimento finale di Concato è quello di chi non crede si possa scalare l’Everest in pochi e male attrezzati. Un aiutino? Rileggersi la teoria di Edward Lorenz che si pone questa domanda: può un battito d’ali di una farfalla in Brasile causare un tornado in Texas? È possibile.

Nicola Di Lernia

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