Chi sa predire il futuro (anche nell’ottica)?

La domanda è di grande attualità per il nostro paese. Tanto che Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi ha intervistato quattro premi Nobel dell’economia sul post pandemia

La dicotomia tra crescita e stato sociale è ripresa nell’articolo della testata digitale 24+ dall’economista Bengt Holmström, premio Nobel nel 2016. Questi ricorda che “il Pil è solo un’imperfetta unità di misura e talvolta il benessere non ci sta dentro”. In effetti nonostante vengano sbandierate decise crescite di Pil le contraddizioni sociali ci spingono a credere che sia la società sia i consumi e gli obiettivi personali nel prossimo futuro possano cambiare. Riguardo alle problematiche legate alla logistica e ai tempi e costi maggiorati nei trasporti l’economista Jean Tirole, premio Nobel nel 2014, sottolinea che “le supply chain sono sistemi molto complessi che non hanno un’architettura. E come in tutti i grandi sistemi decentralizzati si tende a investire eccessivamente in efficienza e non tanto in resilienza. E la pandemia ha distrutto ogni argine di protezione”. Da qui la sensazione che un ritorno alla normalità dell’economia della logistica e delle materie prime è più distante di quanto pensiamo.

Su un altro tema come l’inflazione, gli economisti sono molto chiari a tal proposito. Sempre Tirole sostiene di non voler essere nei panni di un banchiere oggi. “Dobbiamo capire se ci limiteremo a vivere con un’inflazione da effetto sorpresa (oggi in Italia al 3%, in Germania a quasi il 6%, nda) oppure se si configurerà uno scenario di inflazione duratura”. Il tema inflazione è il termometro del new normal post pandemia, dato che andrà a incidere in maniera più rapida e vistosa sulle abitudini della gente. Tirole afferma anche: “il rischio è che l’inflazione vada a colpire le classi meno abbienti, aumentando a fine pandemia il divario sociale nella distribuzione della ricchezza”. Noi che in Italia di banchiere ne abbiamo uno a capo del governo possiamo auspicare che i tagli Irpef e gli investimenti per ridurre i costi delle bollette siano indirizzati a smorzare gli effetti dell’inflazione, dando una prima risposta al futuro che ci aspetta.

Una luce in fondo al tunnel la individua per il nostro paese l’economista Michael Spence, premio Nobel nel 2001. “L’Italia - dice - ha oggi una possibilità che non ha avuto negli ultimi vent’anni. Confido nel fatto che tutti i partiti continuino a sostenere questo governo: perché con la leadership che riesce a esprimere, l’Italia potrebbe essere a un vero punto di svolta sul fronte della crescita”.

Siamo tornati al via come succede nel gioco del Monopoly. Al nostro esecutivo e alle decisioni politiche delle prossime settimane con la legge di Bilancio e l’elezione del Presidente della Repubblica. L’Italia che comanda è davanti a un grande esame di maturità. Ne abbiamo avuti tutti di esami in questi 24 mesi. C’è chi non li ha voluti vedere, chi li ha aggirati e chi li ha affrontati. Di certo il futuro felice, anche nell’ottica, è subordinato a una serie importante di conferme, cambiamenti e contaminazioni: ecco la nostra certezza. Il come e il quando va lasciato al libero arbitrio di ciascuno di noi.

Nicola Di Lernia

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