Accompagnare le Pmi e le grandi aziende dell’eyewear verso la sostenibilità dell’occhiale è, dunque, una della priorità sul tavolo di Luca Businaro e Corrado Facco (nelle foto, da destra), dalla primavera scorsa direttore generale di Certottica. «La richiedono il mercato, l’Europa e soprattutto i consumatori finali - sottolinea Facco al nostro quotidiano - Tuttavia oggi non è obbligatoria: diventa perciò un obiettivo di tutte le imprese, da concretizzare attraverso una serie di standard settati condivisi con l’industria, con l’intento finale di arrivare alla definizione di una normativa comunitaria che attualmente manca».
In Certottica ricordano che l’Europa è l’area del mondo più attiva sul fronte della sostenibilità, anche se al momento nessun paese al suo interno vanta una certificazione regolamentata per quanto concerne l’occhialeria. «Stiamo seguendo tre progetti di ricerca con il mondo universitario su tutti i materiali ecocompatibili per l’eyewear: alcune imprese propongono già linee ecosostenibili, tuttavia in certi casi non è coinvolto il packaging, ad esempio – precisa Businaro - Proprio perché non esiste ancora un sistema oggettivo di certificazione, ma ci si basa sull’autodichiarazione, vogliamo dotare l’occhiale di un passaporto digitale per tracciare l’intera filiera e, nello specifico, arrivare a dichiarare l’indice di sostenibilità, un po’ come accade già con la classe energetica degli elettrodomestici». Il presidente della struttura di Longarone ricorda di aver già creato con Anfao un gruppo di lavoro sul tema. «Dovremo prima fare una ricognizione dell’esistente a livello planetario, poi ci sarà un passaggio tecnico operativo e infine puntiamo ad avviare una road map: questo processo non è ancora quantificabile in termini di tempi, ma possiamo affermare che non si tratta di un mero slogan, bensì di un vero percorso per arrivare il prima possibile a dare una risposta concreta alle esigenze di sostenibilità nell’occhialeria», conclude Businaro.
A.M.