La stagione estiva sta finendo insieme alle polemiche sugli scontrini “pazzi” e sul sovrapprezzo dei toast tagliati a metà. I giornali hanno ripreso con velocità ed efficacia le foto di alcuni clienti che si lamentavano dei costi, a volte incomprensibili, della loro vacanza. Segnali di fumo di un incendio ben più vasto. Dal Corriere Economia del 28 agosto si traggono dati significativi anche per leggere l’autunno che verrà. Nel 2023, per la prima volta dal dopoguerra, in Italia si ridurranno i volumi dei beni di largo consumo. Secondo Domenico Brisigotti, direttore generale di Coop Italia, “si tratta di un fatto di portata epocale, il calo è stimato intorno al 4%”. La previsione di Brisigotti non è delle migliori. “Non sarà semplice arginare questo fenomeno o invertire la tendenza. Quest’anno si chiuderà con un’inflazione al 10% e lo scorso anno era all’8%, significa che i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti del 18%-20%, una tendenza che non vediamo in discesa e che pare destinata a durare a lungo”. Il gap principale sta tra la dinamica dei listini, in costante aumento, e la staticità dei redditi. “Oggi, se i prezzi salgono e gli stipendi restano fermi, si possono mettere delle pezze ma non risolvere il problema”, sottolinea Brisigotti.
Ma come se la cavano gli imprenditori? A detta di Antimo Caputo, amministratore delegato di Mulino Caputo, serve una migliore e maggiore aggregazione di filiera per abbassare i costi: “Abbiamo aumentato i prezzi delle farine del 26-27% in due anni a fronte di un nostro incremento dei costi di almeno il 30%”.
Difficile dipanare questa matassa per far ripartire i consumi come prima della guerra in Ucraina. Nonostante i proclami di abbassamento dei prezzi dell’energia tra giugno e agosto abbiamo registrato altri record di aumenti. Vogliamo parlare della benzina verde? A giugno 2023 al self-service registrava una media di 1,839 al litro rispetto a 1,945 di agosto. Sulla pasta andiamo anche peggio. A giugno il prezzo medio di un chilo di pasta era di 1,69 euro (già al +32% dal 2021, secondo i dati di Altroconsumo), ma in un grande supermercato milanese il 23 agosto già la pasta di marca oscillava tra i 2,50 e i 3,18 euro al chilo. La proposta del presidente della Fondazione Altroconsumo, Paolo Martinello, è altresì una maggiore concorrenza che offra vantaggi ai consumatori finali.
Più concorrenza, più stipendio, più filiera: sono, in sintesi, le tre soluzioni emerse dall’indagine di Corriere Economia. Il tutto appare condivisibile anche nell’ottica? Da questo scenario esce un consumatore malconcio che potrebbe rimettere in discussione molte delle sue scelte, persino nel nostro settore. Basterebbe che in Italia si rallentasse ulteriormente il ricambio dell’occhiale: si faticherebbe a bilanciare la minor quantità di venduto con il maggior valore della busta.
La mia ricetta per l’ottica, per prepararsi all’autunno caldo, è di buon senso ma altrettanto coraggiosa. Un vero patto con il mondo oculistico, nazionale e locale: al riguardo, il prossimo Forum presbiopia di Napoli ne sarà un esempio. Un vero impegno all’informazione sulla qualità della visione, non speculare ai temi promozionali. Una vera concorrenza, non basata tanto sul prezzo ma soprattutto sulla forza del servizio, durante e dopo l’acquisto. Il termine “vero” ripetuto tre volte non è casuale: finora di strada ne abbiamo fatta poca rispetto alle parole spese.
Nicola Di Lernia