Aumentare il volume delle progressive: si potrebbe fare

Questo tipo di soluzione oftalmica negli ultimi due anni è cresciuta molto in qualità, meno in quantità: perché?

Nella tavola rotonda con i manager delle principali aziende dell’oftalmica italiana, il 19 settembre al Progressive Business Forum 2021, gli industriali si sono divisi in tre filoni principali nel fornire la risposta. Alcuni si sono concentrati sul tema della comunicazione e del suo flusso. “Se ne parla ancora poco”, è la sentenza che si è affiancata alla riflessione che “rimane pur sempre difficile trasferire al cliente finale i valori qualitativi delle lenti progressive più evolute”. “Tutti devono fare qualcosa”, è stata l’affermazione che si aggiungeva a quella precedente, puntando il dito sul fatto che è la filiera, industria-ottico optometrista-oculista, a ottenere il risultato non il singolo attore. In altre parole: se ne parla ancora poco e non tutti comunicano allo stesso tempo con le medesime note.

Una seconda strada interpretativa è stata tracciata con questa sentenza: il primo presbite, quello che se ne accorge da solo o quasi, “è corretto male”. L’Italia resta un paese con un’incidenza di vendita di occhiali premontati molto elevata e questo è un segnale che non tende a indebolirsi. Il primo presbite, cui è difficile comunicare in tempo, resta in balìa del cambiamento visivo e lo compensa con soluzioni fai da te. Da par suo l’altra indicazione emersa è che “serve anticipare l’ingresso alla correzione con la lente progressiva” e che, sebbene si sia fatta già molta comunicazione al pubblico, “dobbiamo ancora insistere a spiegarne bene il valore”. In sostanza quello che per noi è ormai un vecchio disco per il consumatore rimane una novità da scoprire. Altrimenti non si spiegherebbero i premontati e la prima dotazione di progressive di media oltre i cinquant’anni. Parallelamente, alla tavola rotonda del Progressive Business Forum si è discusso anche di trattamenti e protezioni, in particolare quello del fotocromatico. Anche qui, nonostante tutto ciò che si è fatto in questi anni e i primi risultati confortanti, se ne parla ancora poco. Nove persone su dieci lamentano la necessità di proteggersi dai fastidi della luce, ma solo una su dieci oggi ha una lente da vista fotocromatica: una forbice troppo ampia e paradossale per l’ottica del 2021.

Tornando alle progressive, le ultime indicazioni dei manager vanno verso strade divergenti. Per alcuni si deve lasciare il facile cavallo della comunicazione del prodotto e puntare a un obiettivo più ampio, ovvero la qualità della vita e della vista. Per fare ciò occorre impadronirsi di una narrativa che racconti la soluzione non tanto sul piano tecnico, ma piuttosto su quello più ampio degli effetti positivi del suo uso. Se qualcuno mira a una comunicazione più sofisticata, altri stigmatizzano quella della scontistica, contro cui si può combattere solo offrendo un mercato di lenti il più personalizzato possibile alla visione e alle abitudini del cliente finale.

Siamo, dunque, molto vicini alla possibilità di far scattare una molla nel mercato della correzione della presbiopia, ma non siamo ancora pronti. Lo è il prodotto, ratificato ora anche dalla classe medica, ma non lo siamo noi del mondo dell’ottica. Nonostante il passaggio della pandemia vendiamo spesso su richiesta e senza la vera passione e responsabilità che regala un successo. Non siamo abbastanza maturi e responsabili benché la tecnologia lo sia.

Nicola Di Lernia

Professione