Durante l’incontro, Andrea Afragoli (a sinistra, nella foto) ha ribadito che da parte di Federottica nazionale c’è la massima disponibilità al dialogo con la classe medica, citando il fatto che «già da anni con Aimo è stato strutturato un rapporto più che soddisfacente»: con loro, infatti, è in atto quella che ha definito «una sana discussione».
Il presidente della maggiore associazione italiana di categoria ha anche evidenziato come sul territorio l’interdisciplinarità trovi in molti casi concretizzazione, sottolineando che «a livello locale si sono realizzati quei percorsi che stiamo tentando da tanti anni di intraprendere su scala nazionale» e che «laddove determinati rapporti fiduciari siano consolidati, alcune competenze professionali tipiche degli ottici optometristi emergono e vengono valorizzate». Afragoli ha anche illustrato alla platea come Federottica abbia svolto nel luglio scorso un’indagine che ha riguardato cento centri ottici in Italia per un mese intero, con cui ha chiesto ai colleghi di monitorare gli invii dei loro clienti al medico oculista specificandone le motivazioni. «Tale iniziativa – ha detto il presidente - è nata da un nostro moto spontaneo. Sarebbe, invece, utile se si potesse arrivare a definire un protocollo minimo comune, con una serie di test condivisi, grazie al quale individuare eventuali problematiche che sono di esclusiva competenza dell’oftalmologo e, in quel caso, sospendere la nostra attività di refrazione per inviargli il soggetto. Questo, naturalmente, non avrebbe nulla a che vedere con la diagnostica oculare e potrebbe determinare risultati straordinari per l’utente finale».
Infine, sempre in tema di dialogo con la classe medica, Afragoli ha parlato anche di premontati, mettendo in rilievo come questi non debbano essere demonizzati per ciò che sono ma per come vengono utilizzati, svolgendo cioè una funzione che non è propria di occhiale correttivo in sostituzione di un dispositivo su misura. «Se si arrivasse a creare un gentlemen’s agreement tale per cui insieme, come categorie, sia gli ottici optometristi sia gli oculisti riuscissero a dare a ciascun prodotto il suo ruolo specifico, sarebbe un bel segno di apertura e disponibilità, che da noi verrebbe molto apprezzato», ha concluso Afragoli.
N.T.