Logo a rischio chiusura

In pochi anni siamo passati dal mega stand all’ingresso del padiglione 6 del Silmo, la fiera di Parigi che ha chiuso proprio ieri al quartiere fieristico di Villepinte, con tanto di vetture da F1 esposte, ai circa 200 dipendenti scesi nei giorni scorsi nelle strade di Morez, il cuore dello Jura, il distretto dell’occhialeria a est della Francia. Del caso si ne sono occupati non soltanto i media professionali, ma anche quelli generalisti, da Le Figaro a Le Monde. L’annuncio della fine della licenza eyewear per il marchio svizzero di orologi Tag Heuer (nella foto, un modello), controllato da Lvmh, avrebbe portato fino al redressement judiciare (una procedura fallimentare tramite la quale un’azienda non più in grado di far fronte ai propri debiti esigibili ottiene termini nel quadro di un piano che sarà eseguito sotto il controllo di un amministratore giudiziario e di un rappresentante dei creditori, ndr) del 12 maggio scorso. Entro il 4 ottobre ci sarebbe ancora tempo per trovare un acquirente, ma qui spunta il nodo che divide le due parti in causa: secondo l'edizione online di Le Monde e altre fonti, infatti, la proprietà di Logo accusa Lvmh di non voler più inserire nel prossimo contratto di licenza l’obbligo di salvaguardia della produzione “made in France” per gli occhiali firmati Tag Heuer, cosa che scoraggerebbe qualsiasi imprenditore locale intenzionato a risollevare le sorti della Logo. Secondo i vertici del colosso del lusso che fa capo a Bernard Arnault, invece, questo obbligo non sarebbe mai esistito: la decisione di chiudere il rapporto con Logo dipenderebbe solo dalla cattiva gestione del management negli ultimi anni, che avrebbe impoverito la qualità del prodotto e della sua presenza sul mercato.
Da quanto si legge su acuite.fr, inoltre, i lavoratori auspicano un tavolo con le autorità locali per indurre i vertici del marchio e del gruppo che lo controlla almeno a negoziare, anche a costo di una mobilitazione in Svizzera e in Francia.
Intanto, una delle prime conseguenze della procedura di maggio è stata la messa in liquidazione di tutte le filiali internazionali di Logo, compresa quella italiana, che era nata nel 2009. «Siamo comunque in grado di fornire ancora tutta l’assistenza e i pezzi di ricambio agli ottici italiani sugli occhiali Tag Heuer e degli altri brand, come Fred, che gestivamo – rivela a b2eyes.com Saverio Vecchia, ex amministratore delegato della società di Casalecchio di Reno – Stiamo, tuttavia, riaprendo con lo storico nome Formelli, abbinato alla data di fondazione dell’attività di famiglia, con la distribuzione in esclusiva sul mercato italiano a partire da gennaio 2017 del brand tedesco Flair (oggi detenuto da Vega, ndr), dell’innovativo prodotto francese Magnys e del marchio spagnolo Versport di occhiali per sport da contatto, oltre che del brand di design francese Urband e del marchio giapponese di occhialini da nuoto graduati Tabata».
A.M.

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