Alla luce di questi numeri e considerazioni, Cristina Frasca e Dante Caretti (nella foto), ideatori di DaTE, suggeriscono qualche spunto inedito agli ottici italiani che da sabato 1 a lunedì 3 ottobre vorranno visitarlo al The Mall di Milano.
Quali sono le vostre sensazioni e i vostri obiettivi per questa edizione di DaTE, sempre più ricca di nomi, molti nuovi e importanti?
Le sensazioni sono meravigliose. Mai quattro anni fa avremmo pensato di raggiungere una così vasta platea di ottici. Il segmento degli occhiali d’avanguardia sta interessando sempre più il mercato, sono nate e continuano a nascere nuove e interessanti realtà. Ci credevamo già molto tempo fa, quando abbiamo iniziato il nostro percorso (rispettivamente 33 anni per Dante e 15 per Cristina, ndr), e oggi finalmente vediamo il risultato di tanti anni di sacrifici.
Fornite qualche “consiglio di viaggio” all’ottico italiano che vuole venire al DaTE: da chi andare, quanto fermarsi, come muoversi tra gli stand e così via.
Il nostro consiglio è di guardare tutto! Il DaTE è bello perché “a misura d’uomo” e ogni stand è un mondo. Non andate solo per comprare quello che normalmente comprate, ma siate curiosi, prestate attenzione a quanto più possibile, anche solo per cultura. Non abbiate paura a chiedere, a provare occhiali. Spesso una sorta di timidezza o riservatezza non fa avvicinare gli ottici agli stand. Dovete divertirvi e, ripetiamo, provare, provare, provare…
Avete altri progetti per questo evento sul breve e medio termine?
Il DaTE è un laboratorio sperimentale in continua evoluzione e cambiamento e per questo motivo stiamo già pensando alle sue prossime incarnazioni. Proprio per lo spirito “zingaro” che lo caratterizza, tra le varie riflessioni che stiamo facendo c’è quella relativa alla sua sede: dopo quattro anni a Milano, DaTE potrebbe spostarsi in un’altra città italiana o, perché no, varcare i confini nazionali. Quello che è certo è che il suo futuro sarà un continuo sorprendere, coerente alla sua anima e alla sua ragion d’essere.
A.M.
Quali sono le vostre sensazioni e i vostri obiettivi per questa edizione di DaTE, sempre più ricca di nomi, molti nuovi e importanti?
Le sensazioni sono meravigliose. Mai quattro anni fa avremmo pensato di raggiungere una così vasta platea di ottici. Il segmento degli occhiali d’avanguardia sta interessando sempre più il mercato, sono nate e continuano a nascere nuove e interessanti realtà. Ci credevamo già molto tempo fa, quando abbiamo iniziato il nostro percorso (rispettivamente 33 anni per Dante e 15 per Cristina, ndr), e oggi finalmente vediamo il risultato di tanti anni di sacrifici.
Fornite qualche “consiglio di viaggio” all’ottico italiano che vuole venire al DaTE: da chi andare, quanto fermarsi, come muoversi tra gli stand e così via.
Il nostro consiglio è di guardare tutto! Il DaTE è bello perché “a misura d’uomo” e ogni stand è un mondo. Non andate solo per comprare quello che normalmente comprate, ma siate curiosi, prestate attenzione a quanto più possibile, anche solo per cultura. Non abbiate paura a chiedere, a provare occhiali. Spesso una sorta di timidezza o riservatezza non fa avvicinare gli ottici agli stand. Dovete divertirvi e, ripetiamo, provare, provare, provare…
Avete altri progetti per questo evento sul breve e medio termine?
Il DaTE è un laboratorio sperimentale in continua evoluzione e cambiamento e per questo motivo stiamo già pensando alle sue prossime incarnazioni. Proprio per lo spirito “zingaro” che lo caratterizza, tra le varie riflessioni che stiamo facendo c’è quella relativa alla sua sede: dopo quattro anni a Milano, DaTE potrebbe spostarsi in un’altra città italiana o, perché no, varcare i confini nazionali. Quello che è certo è che il suo futuro sarà un continuo sorprendere, coerente alla sua anima e alla sua ragion d’essere.
A.M.