Stage nei centri ottici: perché farli solo al quarto anno di scuola?

Per gli studenti del quarto anno delle scuole statali di ottica c’è la possibilità di uno stage di tre settimane, durante il mese di giugno, in alcuni centri ottici. Da molti anni questa opportunità viene offerta a chi frequenta l’Itis Galileo Galilei di Milano, grazie al finanziamento della Regione Lombardia. «Lo stage in un centro ottico costituisce la fase pratica della formazione individuale focalizzata a far conoscere la realtà aziendale e a far acquisire le competenze operative relative all’attività di ottico optometrista – spiega al nostro portale Giorgio Bollani - Per i giovani studenti dell’Istituto Galileo Galilei questa esperienza sul campo rappresenta un’ottima opportunità sia umana sia professionale, per eseguire concretamente ciò che hanno acquisito teoricamente durante l’anno scolastico e per focalizzare meglio le proprie potenzialità e le proprie attitudini nelle diverse attività di un centro ottico: laboratorio e montaggio occhiali, esami e analisi visive, applicazione di lenti a contatto, cicli di stimolazione ed educazione visiva, attività di gestione magazzino e vendita diretta al banco».
Gli studenti vengono seguiti in questo percorso formativo da un professionista qualificato, nel ruolo di tutor: anche per lui si tratta di un’opportunità di crescita. «Il ruolo di formatore mi ha incentivato a ricontrollare gli automatismi acquisiti in anni di lavoro, confrontandomi e mettendomi in discussione con le nuove tecniche didattiche – continua Bollani - Così l’incontro tra due mondi generazionali può essere un'occasione di crescita in professionalità per entrambi».
Oltre al confronto con esperti professionisti della visione, il valore aggiunto per gli studenti è la pratica su una strumentazione fino a quel momento sconosciuta. «Abbiamo avuto a che fare con molti strumenti di cui a scuola non disponiamo, come la lampada a fessura, l’autocherarefrattometro, la pedana stabilometrica, l’eyecode di Essilor, il topografo e il retinoscopio – aggiungono Iorio e Milanese - Nel nostro caso, inoltre, siamo anche venuti a conoscenza di un interessante progetto per l’educazione alla visione (Peav), relativo alla postura durante lo studio e all’impugnatura durante la scrittura. Tra gli strumenti che abbiamo visto e anche utilizzato durante le tre settimane di stage, la pedana stabilometrica e l’eyecode sono quelli che più ci hanno affascinato: non sono, infatti, di comune utilizzo, ma servono per valutare quanto la correzione visiva con occhiali o lenti a contatto vada a influenzare o a interferire con l’equilibrio del corpo».
Gli studenti hanno anche verificato in prima persona come si fa una visita optometrica completa, l’applicazione di lenti a contatto su loro stessi e sul cliente portatore, come si utilizza la mola automatica e si monta un occhiale, ma anche come ci si relaziona con il cliente. «La nostra esperienza è stata senz’altro positiva e crediamo sia un peccato che questo progetto formativo e di orientamento venga proposto solo alla fine del quarto anno», concludono i due studenti.
A.M.


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