Safilo, mai più un mega brand come Gucci

«Meglio tanti brand con lapropria autonomia e identità che uno solo». Il messaggio dei vertici aziendalidi Safilo è chiaro: aumento della quota degli housebrand sino ad arrivare al40% del proprio portafoglio, divisione dei marchi in cinque segmenti perrispondere alle esigenze di un consumatore sempre più attento ed espansionedella linea bambino sono i punti chiave della nuova strategia aziendale.«Questo rafforzamento ha l’obiettivo di compensare l’uscita di Gucci – haspiegato Gianni Panciera, trade marketing manager Italia di Safilo Group (nellafoto, la sede) – Punteremo sulle licenze Dior, Marc Jacobs, Fendi, che debutteràcon la collezione eyewear maschile da gennaio, e su Max Mara che, in particolare, haregistrato negli ultimi due anni una crescita del 30%, con un incremento a doppia cifra nel periodo estivo rispetto a quello dello scorso anno e il cui accordo è stato rinnovato in anticipo sino al 2023».A conferma della linea d’azione di Safilo la nuova partnership con Moschino e quella fresca di annunciocon Rag&Bone, brand statunitense di abbigliamento, in partenza nel 2018 evalida sino al 2022. Nell’ambito della segmentazione del prodotto ci sarà unanovità per Oxydo, “promosso”, con il lancio della linea Oxydo Lab nel 2017, allusso della categoria Atelier, insieme a Elie Saab. «Ottima anche laperfomance di Carrera, uno dei marchi di Safilo più forti nel vista, increscita nel sole grazie al modello Maverick, con testimonial Jared Leto: in questo segmento ha,infatti, registrato negli ultimi due mesi, rispetto al 2015, +19% - aggiunge Panciera – Sono previste attività nei centriottici a ulteriore supporto del sell-out».

Nel pianoindustriale l’Italia giocherà un ruolo di spicco. «È già stato avviato un processo per riportare inItalia una parte significativa della produzione», ha spiegato Despina Tsagari,country manager Italia del gruppo padovano. La riorganizzazione interna prevedeanche uno spostamento delle risorse dagli uffici all’area produttiva, comepubblicato nelle scorse settimane da alcuni giornali locali, che parlavano diuna trentina di dipendenti. «Rispetto a quanto riportato dai quotidiani ilnumero delle persone coinvolte è più basso – ha precisato Antonella Leoni,responsabile della comunicazione di Safilo – Il progetto di trasformazione ditutta la catena industriale, che prevede anche l’introduzione del Sap (softwaredi gestione aziendale, ndr) e la revisione della supply chain con uninvestimento di circa 60 milioni di euro, è riportare la produzione di occhialifiniti in Safilo, con focus sull’Italia, senza ricorrere a terzisti: ciò necessitadi figure aziendali compatibili a questo disegno organizzativo che potrebbecomportare una modifica delle mansioni di alcune risorse alle quali verràofferto, a parità di condizioni economiche, un nuovo ruolo. In merito allaquestione, prossimamente è in programma un incontro con i sindacati». L’aziendaci tiene comunque a sottolineare che nell’ultimo anno nel solo stabilimento diLongarone sono state assunte 159 persone e investiti 4 milioni di euro pernuovi macchinari.
F.T.
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