Il presidente di Soi è soddisfatto del risultato raggiunto e precisa le ragioni per cui definisce la decisione di Aloeo «giusta e corretta».
«La questione non si deve ridurre strumentalmente a un riproporsi della penalizzante contrapposizione tra ottici, optometristi e oculisti – sottolinea a b2eyes.com Matteo Piovella (nella foto) – Continuare a tentare di attribuirsi attività proprie della medicina per ovviare al mancato riconoscimento di professione sanitaria per gli optometristi, affermando che gli stessi hanno un ruolo rilevante in una patologia grave come il glaucoma, sono azioni che mettono in pericolo la salute visiva delle persone. L’argomento di questo corso avrebbe creato una confusione ancora maggiore nel paziente circa chi deve e può curare il glaucoma. La corretta prevenzione della patologia, dichiarata dallo Stato malattia sociale per il grave impatto sulla perdita della vista dei cittadini, deve basarsi su una corretta, trasparente, efficace informazione e azione medica».
Riguardo al corso in programma a Napoli, invece, la confusione poteva, secondo Piovella, nascere già a partire dalla presentazione stessa dell’evento. «Dal titolo, infatti, chiunque avrebbe potuto evincere che gli optometristi hanno un ruolo nella cura del glaucoma, quando la loro presunta attività non ha alcuna competenza in campo medico: non sono una professione sanitaria e sono laureati alla facoltà di Fisica», sostiene il presidente di Soi, convinto che la confusione venga accresciuta anche dal modo in cui queste figure si presentano e dagli strumenti che utilizzano. «Sono sempre più, infatti, coloro che nei propri negozi hanno a disposizione tonometri, mappe corneali e Oct - afferma Piovella - In particolare quest’ultimo, insieme al campo visivo, è un esame diagnostico che deve essere eseguito da persone adeguate e competenti, sempre consapevoli che nel consegnare il risultato dell’esame al paziente hanno di fatto esercitato un’attività medica di diagnosi e terapia». Piovella vuole porre soprattutto l’accento su questo aspetto. «Quello che non viene compreso da alcuni è che non si può permettere di inviare un messaggio sbagliato che porta il cittadino a confondere le diverse figure e i loro ruoli – dice ancora il presidente di Soi – Chi vuole agire per ritagliarsi un proprio spazio di contatto con i cittadini deve essere chiaro, indicando le proprie competenze, che non devono minimamente invadere l’ambito medico. Continuando su questa strada si genera, invece, solo confusione, penalizzando la qualità delle cure da erogare ai pazienti. In particolare, in merito al corso di Napoli, parlare di glaucoma significa parlare di una malattia sociale, denominata “il ladro silenzioso della vista” per via della sua insidiosità, che causa la cecità: la sua corretta e competente diagnosi può salvare la vista a migliaia di persone ogni anno. L’unica figura sanitaria che ha la responsabilità di diagnosticare e curare questa grave patologia con competenza, garantendo la sicurezza dei cittadini è il medico oculista. Su questo non si discute e non sarà possibile discuterne mai».
(red.)