La moda si allea con l’etica

Un tavolo importante composto da sociologi, economisti, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni si è dato appuntamento alla stazione Leopolda di Firenze per prendere parte al convegno “Moda eco-etica: è solo una moda?”, a moderare i lavori il giornalista Bruno Vespa. «La dicotomia – ha sottolineato Marco Ricchetti, economista, amministratore delegato di Hermes Lab e docente di economia della moda allo IED di Milano – di fondo è fra moda e permanenza. E questo perché tutto ciò che è di moda ha un ciclo immateriale che si conclude quando il bene ha ancora una funzione. L’etica è contraria allo spreco e quindi ne deriva che l’assonanza fra moda e etica è un ossimoro». Ma oggi il trend di mercato spinge le aziende a rivedere le proprie politiche sia sul fronte prodotto sia su quello dei processi produttivi. Così se un’azienda come la svizzera Freitag ha costruito un fenomeno di costume con gli accessori realizzati con i teloni di camion che diventano borse, cinture, portafogli e porta iPod very cool, Ferragamo realizza una linea di borse con pellami in concia vegetale e implementa un programma di packaging eco-sostenibili. «La moda - ha spiegato Ferruccio Ferragamo – deve avvicinarsi sempre più al concetto di etica. Questo perché il futuro verso cui stiamo andando impone una convivenza di questi due mondi. Nel passato la moda è stata poco sensibile agli aspetti etici mentre oggi questi sono attualissimi». E questo perché il consumatore finale oggi è sempre più attento alla qualità della vita. «Le persone – ha detto Francesco Morace, sociologo e presidente di Future Concept Lab – sono più avanti di quanto i manager possano immaginare. Premesso che non esiste omologazione od occidentalizzazione, ciò che bisogna individuare è quali saranno i nuovi parametri. Già da oltre 10 anni le persone si sono dimostrate disinteressate all’apparenza e attratte dalla sostanza». Ma l’etica è sempre più una conditio sine qua non soprattutto per le aziende. «Quando ho pensato a come strutturare l’azienda – ha illustrato Brunello Cucinelli, titolare dell’omonima azienda – ho immaginato un luogo dove la durezza del lavoro fosse alleviata. Ho voluto così ridare dignità al lavoro. Importante è anche che il ciclo produttivo sia strutturato in modo da non recare danni all’umanità».
A.I.

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