Charlot: in Bbgr come a Silmo, decisionista ma non autoritario

«Lunghi anni con responsabilità da alto dirigente in una grande azienda francese del settore avevano lasciato a Guy Charlot (nella foto) il piglio di chi è abituato a prendere decisioni. Decisionista ma non autoritario. Nelle numerose occasioni in cui ho avuto l’opportunità di incontrarlo mi ha sempre dato l’impressione di un uomo “di mondo”, affabile, sorridente, sempre a suo agio in ogni situazione – dice ancora Morpurgo - Nonostante l’età non più giovane era difficile seguire il suo ritmo. Ricordo, anni fa, una premiazione dei Silmo d’Or che aveva avuto luogo sul palcoscenico del famoso Crazy Horse a Parigi. L’ora tarda non gli aveva impedito di muoversi sul palcoscenico, subito dopo le celeberrime ballerine, come un intrattenitore consumato».
In qualità di manager si deve a Guy Charlot la nascita, nel 1974, e lo sviluppo internazionale di Bbgr, frutto della fusione tra la Guilbert Routit, azienda in cui Charlot aveva lavorato per 26 anni, e la Benoît Berthiot. Nelle vesti di presidente di Silmo, dal ’93 fino al 2010, gli vanno attribuite alcune idee vincenti, come la creazione dei Silmo d’Or e il lancio del Village.
«Ricordo anche un viaggio in Francia organizzato da Silmo per i giornalisti internazionali durante il quale erano stati abilmente mescolati argomenti professionali e ludici – racconta ancora Isabella Morpurgo - Per tre giorni avevamo parlato del settore di nostra competenza e avevamo al contempo visitato i più famosi vigneti e cantine di alcune regioni. Monsieur Charlot era instancabile, sempre pronto a rispondere alle nostre domande così come ad assaggiare ottimi champagne. In quell’occasione ricordo colleghi più giovani davvero provati dai ritmi e dagli splendidi pranzi, mentre lui non mostrava segni di stanchezza. Lo incontravo in molti saloni internazionali, a volte accompagnato dalla bella ed elegante moglie che con aria serena e tranquilla seguiva questo vortice che era suo marito. Gli anni non sembravano averlo domato. Ogni incontro era l’occasione per sentirgli prospettare nuove iniziative, anche recentemente».
«Ci mancherà, come credo mancherà ai suoi collaboratori e a chi lo affiancava nella sua mansione – conclude l’editrice italiana - Forse non sarà stato facile lavorare con lui, ma certo non dev’essere stata un’attività monotona».
(red.)

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