Caso Bolzano, Afragoli: la collaborazione con le Asl è un dovere etico

«L’incontro rappresenta il presupposto fondamentale per migliorare complessivamente l’assistenza dei pazienti», afferma Stocker nella nota. Ma subito Asmoii, il sindacato degli oculisti e ortottisti italiani, prende una dura posizione nei confronti dell’assessore sull’impossibilità dell’ottico di svolgere determinate mansioni. Lo stesso decide di fare nelle scorse settimane, come si legge in un articolo apparso a fine gennaio sul sito d’informazione locale altoadige.gelocal.it, anche l’Ordine provinciale dei medici, che ricorda alla Stocker che «l’ottico non può svolgere nessuna attività di screening e si deve attenere solamente a quanto prevede la normativa vigente su tutto il territorio nazionale».
«Durante l’incontro dello scorso giugno presso la sede della Regione Lombardia a Milano abbiamo presentato il nostro progetto elaborato con il Centro di ricerca sull’Economia e Management in Sanità e nel Sociale dell’Università Liuc di Castellanza, il Crems – spiega a b2eyes.com Andrea Afragoli (nella foto), presidente nazionale di Federottica – L’idea alla base di tutto è che nel momento in cui la sanità è in difficoltà, e per quanto riguarda le visite oculistiche ci sono attese di svariati mesi, tempi verificati da uno studio di un ente terzo, il Crems appunto, che nei mesi scorsi ha realizzato uno studio ad hoc in Lombardia, noi ci proponiamo come categoria per un contributo».
L’idea di Federottica è, infatti, quella di realizzare una collaborazione con le Regioni in modo da convenzionare i centri ottici per erogare alcune prestazioni, come la refrazione e la pratica di contattologia. «Un esempio riguarda i soggetti cui è stato diagnosticato dal medico oculista un cheratocono: in Italia, per essere curati è possibile rivolgersi a una struttura pubblica, ma nel momento in cui si decide per l’applicazione delle lenti a contatto su cheratocono, post chirurgia o cheratoplastica ci si deve rivolgere inevitabilmente a un privato – ricorda Afragoli - Nella nostra proposta rientra, quindi, anche la possibilità per il cittadino di recarsi presso un centro ottico convenzionato con la Regione e in base a prezzi stabiliti».
L’iniziativa è già stata presentata a diverse Regioni e Province «ottenendo un ottimo riscontro», afferma Afragoli. A Bolzano la vicenda potrebbe essere quindi ricollegata a un problema di comunicazione. «La Regione Trentino Alto Adige si era resa disponibile a un certo tipo di dialogo e alla possibilità di strutturare il nostro progetto - continua il presidente di Federottica – L’incomprensione potrebbe essere stata generata dal termine “prevenzione”: forse qualcuno ha pensato che volessimo occuparci di patologie. Il nostro obiettivo non è assolutamente questo: noi ci proponiamo come strutture esterne al Servizio sanitario regionale per offrire una serie di servizi che competono alla nostra professione. È un dovere che riteniamo in primis etico nei confronti dei cittadini italiani oltre a contribuire a diminuire costi e tempi di attesa per accedere alla prestazione professionale».
F.T.
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