Riapertura delle scuole: no panic, sì ratio

Siamo tornati in aula fra preoccupazione e affanno, tra obbligo di mascherina e gel disinfettante. Ma che non si riveli un alibi, con il rischio di trascurare il livello d’istruzione, anche in ottica e optometria

“5 once di arsenico cristallino; 11 once di cristalli rossi; 11 once di zolfo pestato; 11 once di teriaca fine (preparato farmaceutico contro il veleno dei serpenti); 1 oncia di muschio ottimo; 11 once di croco. Ogni elemento dovrà essere polverizzato e mescolato insieme in un mortaio con aceto fortissimo e acqua rosa facendone una pasta non molto tenera. L’acqua salsa di mare si dice essere mirabile rimedio per tale infermità bagnandosi in essa per 3 o 4 ore continue. Questo è rimedio facile e di poca spesa”.

Questo il testo che Vespasiano Angelico, medico dottissimo, pubblica a Vicenza in quattro libri nel 1577 con il titolo Consiglio per conservarsi sano in tempo di peste. Nei secoli, decine di manuali di cura o prevenzione delle malattie si sono succeduti e sovrapposti, sempre sospesi tra scienza e superstizione. Con Galileo la scienza si è affrancata dai pregiudizi, iniziando un percorso laico di lettura e interpretazione del mondo, del quale oggi molto sappiamo. La pandemia che ancora stiamo sperimentando, e che ha sorpreso i più che vivono nella superficiale convinzione della propria immortalità, ma non ha sorpreso i meno che vivono del proprio pensiero critico e sanno analizzare il presente, oggi la affrontiamo con metodiche scientifiche e laiche.   

Eppure, per qualche bizzarra anarchia della mente, periodicamente emergono scuole di pensiero negazionista che, come metastasi, diffondono aliene eresie delle evidenze storiche: gli emuli di don Ferrante, citato dal Manzoni, che negava la presenza della peste a Milano nel 1630, oggi si contendono la palma della dabbenaggine tra quelli che negano l’olocausto nazista e quelli che sostengono che questa è un’influenza come le altre, tra i no-mask e i no-vax, tra quelli che la terra è piatta e quelli che la fine del mondo è vicina: quelli che… cantava Jannacci. Noi, gli altri, che siamo no-panic ma sì-ratio, ora che la scuola ha riaperto in presenza (curioso neologismo che indica quello che è sempre stato), tendiamo la preoccupazione invece alla qualità del sapere che, scivolando sul gel lungo corridoi guidati da colori diversi sino a schiantarsi con la mascherina contro divisori in plexiglas, potrebbe frammentarsi in disomogenee formelle di irrilevanti e scollegate nozioni, con l’alibi che “questo è il sapere al tempo del Corona”, per parafrasare García Márquez.

Da insegnante condivido appieno il disagio e l’affanno ma una tale leggerezza sarebbe una sconfitta per tutti, dagli studenti ai docenti sino agli utenti di una professione dalla storia prestigiosa, scacco intollerabile, come le guasconate dei revisionisti. La pandemia dell’influenza Spagnola ha mietuto più vittime della guerra mondiale alla quale si è sovrapposta, ma è poi passata sotto silenzio. La nostra scuola possiede ed esprime il patrimonio inestimabile della storia, tutta italiana, dell’ottica e dell’optometria: non consegniamola nelle voraci mani del profitto, come se fosse l’ineluttabile risultato di un invincibile presente. “La storia ci assolverà”, parafrasando Fidel Castro, se opporremo una fiera resilienza nel nome di quella storia che rappresentiamo.

Sergio Cappa

Formazione