Aloeo: siamo già professione sanitaria (in attesa delle competenze ministeriali)

È quanto emerso dai lavori della mattinata di domenica scorsa a Milano al convegno annuale dell’associazione dei laureati in Ottica e Optometria, che ha chiamato a raccolta qualche centinaio di persone, tra professionisti e universitari, una ventina di aziende e gruppi in mostra, nonché un ricco e autorevole panel di relatori, fra cui tre parlamentari

«Mancano solo da definire le nostre competenze come professione sanitaria, all’interno dell’ordine dei chimici e dei fisici, una volta appurato che non si invadono ambiti professionali altrui: quando queste verranno definite, chi non sarà iscritto all’ordine dei chimici e fisici, se andasse oltre i limiti stabiliti dal Regio Decreto del 1928, farebbe abuso della professione sanitaria». Così Simone Santacatterina, presidente di Aloeo, ha sintetizzato oltre quattro ore di relazioni, compresa un’articolata tavola rotonda, che hanno consentito di fare maggiore chiarezza sul percorso che ha portato i fisici e, di conseguenza, anche i laureati in Ottica e Optometria, all’interno dell’ordine professionale che era già attivo per i chimici, in seguito al Decreto Lorenzin e ai successivi dispositivi di legge, seppur ancora incompleti. «Come ha stabilito il Miur, deve iscriversi all’Albo solo chi esercita la professione, ma con un profilo sanitario, non quindi chi fa didattica o ricerca: voi siete centrati sia per quanto riguarda la classe di laurea, la L-30, sia perché siete un ponte con altre professioni sanitarie, che non sono necessariamente solo quella medica», ha spiegato alla platea Simonetta Croci, consigliere di presidenza della Società Italiana di Fisica, associazione scientifica che si è data molto da fare negli ultimi mesi per una maggiore chiarezza in materia.
Dal 5 giugno 2018, infatti, la situazione è quella di una fase transitoria, che sarebbe già terminata, essendo trascorso più di un anno, ma che procede comunque, con tutte le problematiche del caso. Ciò che ancora manca è soprattutto la definizione delle competenze delle numerose professioni che rientrerebbero nell’ambito sanitario. Un aspetto, come hanno ricordato molti degli intervenuti domenica mattina nell’aula magna dell’Università Bicocca, tra cui Renato Soma, consigliere della Federazione Nazionale dei Chimici e dei Fisici, che non riguarda tanto il Miur, il quale ha già di fatto espresso le proprie linee guida, quanto soprattutto il ministero della Salute, al quale la Federazione, definita come organo sussidiario dello stesso dicastero, ha recentemente inviato una bozza delle competenze in questione: sembra che il ministero della Salute le stia esaminando e in questo senso è arrivata la rassicurazione di Celeste D’Arrando del Movimento 5 Stelle, che ha promesso di sollecitare il ministero in tal senso. Ma anche gli altri due parlamentari intervenuti, Elena Carnevali del Partito Democratico e Andrea Mandelli di Forza Italia, hanno espresso sia soddisfazione sia per i risultati prodotti dal Decreto Lorenzin sia preoccupazione per la mancanza dei decreti attuativi e della vacatio legis ancora presente, come quella che riguarda appunto le competenze degli iscritti all’ordine di chimici e fisici. Un elemento da sistemare, perché, come ha detto Emilio Aschedemini, esperto di diritto del lavoro, «di solito il periodo transitorio mantiene uno status quo già operativo, mentre qui c’è un problema di negazione del diritto al lavoro, perché ne sono esclusi non soltanto chi svolge la libera professione, ma anche i parasubordinati» (nella foto, da sinistra, Santacatterina e i partecipanti alla tavola rotonda).
A.M.

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