È emerso al Fashion Summit di Pambianco, che si è tenuto in modalità digitale mercoledì scorso, in diretta streaming da Palazzo Mezzanotte, a Milano: l’appuntamento annuale della società di consulenza, che ha analizzato l’impatto della crisi e le soluzioni delle aziende, ha avuto fra i protagonisti il presidente di Confindustria Moda (nella foto)
“L’industria della moda e la gestione dell’incertezza” era il titolo del 25° Fashion Summit di Pambianco, perfettamente adeguato alla situazione. Non disfattista, ma neanche troppo ottimista o con un think positive senza basi. I vari relatori hanno tracciato un quadro realistico supportato da dati, nessuno ha parlato di una lampada di Aladino, ma tutti hanno individuato possibili soluzioni, anzi più che soluzioni, un’evoluzione del settore. Che ci sarebbe comunque stata, magari diluita nei tempi, e che la pandemia ha accelerato. Al centro ovviamente la digitalizzazione. Sulla necessità di lavorare su questa sono tutti d’accordo. Dalla vendita, come ha detto Erika Andreetta partner PwC, network internazionale di consulenza, per cui è importante velocizzare i ritmi delle consegne, ma soprattutto migliorare l’informazione. Pur sapendo che anche nell’ibridizzazione il negozio rimane il canale di acquisto preferenziale.
L’attenzione alle tematiche della digitalizzazione deve diventare uno dei compiti di Confindustria Moda, ha ribadito il presidente Cirillo Marcolin. Bisogna investire per sollecitare le imprese in questa direzione. Le fiere devono rivedere le loro strutture e migliorare la digitalizzazione in modo che le aziende possano mostrare sempre meglio le collezioni ai buyer. Fondamentale quindi la formazione. La pandemia secondo Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale Moda Italiana, ha accelerato il processo di digitalizzazione, per cui si è costruita una cultura digitale. Tutto è iniziato con la fashion week di febbraio, quando si è dovuto organizzare una piattaforma per coinvolgere la Cina. Questo tipo di supporto ha aiutato per la settimana dell’uomo a luglio, interamente online, e per quella della donna di settembre con la nuova formula phygital, misto di digital e fisico. Con ottimi risultati, è stata infatti la prima piattaforma moda al mondo come visualizzazioni. Si parla di 45 milioni. «Quanto ci sarà alla fashion week di gennaio di fisico e quanto di digitale è tutto da vedere, ma il phygital va avanti. Sicuramente è cambiato l’approccio creativo dei brand, si sono aperti nuovi scenari. Per questo è importante la formazione. Gli istituti tecnici devono essere più legati all’industria, si deve creare una rete», ha concluso Capasa, insistendo sul ruolo primario dell’industria della moda nell’economia italiana. A questo proposito ha ricordato come sia un modello nel mondo, non a caso anni fa era venuta nei vari distretti della moda persino una delegazione della Silicon Valley per prendere ispirazione.