White punta sulla sostenibilità: protagonisti anche gli occhiali

Con gli occhi dell’ultimo giorno, con le sfilate a porte chiuse di Giorgio Armani e Laura Biagiotti, dire che questa edizione del salone milanese, che si è svolto dal al 20 al 23 febbraio, ha avuto una grande affluenza può sembrare strano. Eppure giovedì, venerdì e anche sabato si è visto un grande movimento, nonostante la contemporaneità, come sempre, con le passerelle vip. L’ultima giornata di domenica, storicamente cruciale come afflusso di visitatori, complice il clima di crescente alert mediatico sul coronavirus, ha invece inciso sul calo delle presenze

L’interesse per White 2020, nonostante le news sul coronavirus in Italia, è stato giustificato dall’attenzione per la manifestazione alle tematiche del momento e di servizio per lo scouting. I punti forti sono sostenibilità e valorizzazione del made in Italy, che non ha impedito la partecipazione di marchi da tutto il mondo.

Dedicato alla sostenibilità un intero piano della torre del Superstudio e un’installazione all’ingresso con video a effetto e una scenografica esposizione di tessuti da materiali riciclati. Special guest Maison Artc con una collezione di pezzi unici all’insegna dell’artigianalità e del recupero. «Futuro significa anche tornare indietro - dice Artsi Ifrach creatore del brand marocchino - e far tornare in vita quello che è vecchio». Anche nell’accessorio si guarda al sostenibile. Al debutto Izmee con le water steel bottle che per design e colori sono un dettaglio fashion.

L’eyewear non è da meno, i brand sono sparsi dappertutto e di svariata provenienza. Ochis dall’Ucraina propone occhiali con montatura e packaging realizzati con fondi di caffè. Le lenti, solo da sole, sono in cotone riciclato. Viene dal Portogallo Vava, ma produce in Italia con acetato Mazzucchelli riciclato. Linee post futuristiche e comfort. Nascono dalla collaborazione con gli studenti della prestigiosa Royal Fashion Academy Art di Anversa gli occhiali Komono, una community di designer della città belga specializzata in oggetti minimali di alta artigianalità. Soltanto da sole gli occhiali dell’attesissima collezione di Inès de la Fressange (nella foto), l’ex modella icona di stile, che con il suo libro su Parigi ha venduto oltre un milione di copie. Sono prodotti in Francia e in Asia e sono nello stile del brand ma non legati specificatamente ai capi. Ma, a quanto dice Aurélie Vaudron direttore commerciale, Inès ci sta pensando. Tra gli italiani Marcomelis Eyewear, un habitué di White, presenta solo modelli per negozi di moda. Si riservava di mostrare al prossimo Mido gli occhiali tagliati con pantografo anni 60. Tra le curiosità l’eyewear indistruttibile di Rewop, con lenti per vedere al sole e al buio e un nuovo logo sull’asta: Power, di cui Rewop è l’anagramma. O la collezione TV di Glassing con lente arretrata effetto televisore. Arrivano da Varsavia le piccole catene gioiello da appendere alle aste di Monobi, di Karolina Lechna.

Un solo brand di occhiali, ma sostenibile, al Super, il salone di Pitti Immagine. Sono quelli di Chpo, in plastica riciclata.

Luisa Espanet

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