Vajont: Mattarella nella terra dell’occhialeria a 60 anni dal disastro

Il Presidente della Repubblica era presente alla cerimonia commemorativa, che si è tenuta lunedì scorso a Longarone. «Noi siamo i figli di quella tragedia, ma anche della ricostruzione che ne seguì», ha ricordato Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti

Sessant'anni fa, il 9 ottobre 1963, si verificò il disastro dell’esondazione dalla diga del Vajont, causata da un’enorme frana staccatasi dal monte Toc. «Siamo qui a rendere memoria alle persone che hanno abitato queste vallate: quelle che sono morte, quelle che sono sopravvissute, quelle che le hanno dovute lasciare e quelle che hanno dovuto lottare strenuamente per vivere qui». Così Sergio Mattarella (nella foto, tratta dal sito del Quirinale) ha aperto il suo discorso ieri, in occasione della cerimonia commemorativa della tragedia che provocò la completa distruzione di Longarone, oggi cuore dell’occhialeria italiana, insieme ad altri paesi limitrofi: 270 milioni di metri cubi di roccia scivolarono nell’invaso della diga, trasformandosi in un’impressionante ondata di vento, acqua e terra e provocando quasi duemila morti.

«Il mondo dell'industria bellunese dà il benvenuto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il suo arrivo a Longarone, nel sessantesimo della tragedia del Vajont, è un segnale di fiducia e rispetto nei confronti della nostra montagna: solo preservando la memoria di un territorio si creano le basi per un futuro sostenibile». A dirlo in un comunicato è Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti. «Oggi più che mai abbiamo il “dovere della memoria” e ognuno è chiamato a fare la propria parte per non dimenticare, compreso il mondo dell'impresa - continua nella nota l’imprenditrice - Noi siamo i figli del Vajont ma anche della ricostruzione che ne seguì. Sessant'anni dopo, il Bellunese resta tra i territori più manifatturieri d'Italia e d'Europa dimostrando un dinamismo straordinario e una resilienza invidiabile. Anche con Vaia (la tempesta che ha colpito la zona nell'ottobre del 2018, ndr) , ci siamo rialzati: servono però nuovi strumenti perché la montagna non va lasciata sola o considerata un territorio di serie B, a servizio di zone più facili e popolose. L'inverno demografico in corso impone misure concrete e urgenti».
«Allo stesso Presidente Mattarella, che ci onora della sua presenza, rappresentiamo la necessità di politiche nuove per la montagna, sia a livello nazionale sia europeo. Confidiamo nel suo ruolo e nella sua autorevolezza per costruire quel futuro di sostenibilità che ci appartiene per vocazione e che è il modo migliore possibile per preservare, con i fatti, la memoria del Vajont», conclude Berton.

(red.)

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