Emilia Romagna, sono i giovani a insegnarci qualcosa

Ben oltre le rigidità scolastiche e il paternalismo della politica, centinaia, forse migliaia di studenti stanno aiutando, in maniera volontaria e gratuita, le persone e le famiglie colpite dall’alluvione

“Il sogno di un indolente si limita a riflettere la semplice contemplazione dello stato di fatto; un senso che ha cessato di esistere ma che continua e tace da quando ha scoperto che tutto è bugia e niente è come sembra; il tempo non è mai passato; è sempre ieri; però ieri è il passato e il passato non esiste. Il futuro è un’illusione”.

Javier Sánchez Menéndez è un poeta e saggista spagnolo, nato a Cadice nel 1964: i suoi scritti sono una riflessione costante sulla vita e sul quotidiano. Nel 2013 pubblica Il Libro degli Indolenti, nel quale fotografa e descrive i giovani spagnoli che si nascondono dal mondo raccogliendosi attorno al Faro di Camarinal, oltre Gibilterra. La loro appare un’esistenza inerte e apatica senza futuro possibile, stesi a sbadigliare sul presente.

In questi giorni di disastro ambientale nelle terre di Romagna abbiamo visto, accanto alla encomiabile e lodevole opera dei soccorsi istituzionali, centinaia, forse migliaia, di giovani studenti, maggiorenni e non, che dopo le ore di lezione, volontariamente e gratuitamente, non si sono risparmiati nel supportare famiglie e bisognosi.

Coloro che hanno il privilegio anagrafico possono ricordare analoghi episodi a Firenze nel 1966 o a Genova nel 2011 o quanti altri che non dovremmo dimenticare: in quei giorni vengono sistematicamente indicati come “angeli del fango” (nella foto, tratta da agi.it), salvo poi disconoscerli e riconoscerli come “normali” studenti da interrogare e valutare sulle discipline rigidamente ministeriali.

Nella scuola delle Competenze, dell’Inglese, dell’Informatica e dell’Impresa non è forse valente merito quello di mettersi al servizio del prossimo, il cosiddetto peer tutoring, lavorando in gruppo, cioè il cooperative learning, per uscire al meglio dagl’impicci, favorendo quindi il problem solving? Il tutto con il sorriso e senza protagonismo. Non è forse un manifesto, commovente, emozionante, poetico labor non petito che vale un meritevole voto, almeno in Educazione Civica?

Mentre la politica finge di riflettere sull’attuale smarrimento dei giovani, come fosse possibile accomunare tutti in un’unica categoria, solerte a legiferare sulle loro intemperanze, confusa e disorientata osserva chi silenziosamente insegna senza litigi a vivere il presente.

Parafrasando Indro Montanelli, i giovani presi a uno a uno hanno un grande futuro: è la scuola che ancora non l’ha trovato.

Sergio Cappa

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