Come passerella il direttore artistico di Louis Vuitton, Nicolas Ghesquière, non poteva sceglierne una migliore: al tramonto, la grande spianata al centro del Salk Institute for Biological Studies, poco fuori San Diego, affacciato sul Pacifico. In perfetta sintonia con l’architettura brutalista dell’edificio progettato negli anni 60 da Louis Khan.
I capi in tessuti naturali, lino, seta, cotone e in colori non colori, beige, crema, grigio, con qualche flash di tinte accese, d’argento e d’oro. Ampi pantaloni a sbuffo, gonne-pareo, scialli che s’incrociano a formare un top, gilet extralarge, ma anche abiti e completi con gonna e giacca o corsetto di pelle, come una piccola armatura.
Grande attenzione agli accessori. Ai piedi desert boot, sneaker, stivaletti metallici. In mano borse capaci, rigide e morbide, svariate con il monogramma. Qualche cappello da deserto e naturalmente molti occhiali. Soprattutto a fascia in acetato nero e per la maggior parte piccoli (nella foto).