Occupa quasi un terzo di una delle grandi sale di Palazzo delle Esposizioni. S’individuano immediatamente i sacchi di iuta intorno e dopo qualche passo si capisce che dentro ci sono pezzi di carbone. Ma bisogna avvicinarsi molto per capire che quella massa circondata dai sacchi è fatta di occhiali. Piegati, con le aste aperte, intatti, rotti, tutti da vista e per la maggior parte in acetato o materiale plastico, solo alcuni in metallo. È l’installazione Senza Titolo (nella foto), proveniente da una collezione privata, di Jannis Kounellis, artista greco naturalizzato italiano scomparso nel 2017, considerato uno dei più grandi maestri dell’arte povera.
Questo Senza Titolo s’inserisce nella mostra romana di Mario Giacomelli, in corso fino al 3 agosto, che, insieme a quella di Palazzo Reale a Milano, in programma sino al 7 settembre, celebra i cent’anni dalla sua nascita. Nel percorso espositivo le foto dell’artista-fotografo, tutte in bianco e nero, dialogano con opere di artisti suoi contemporanei. Da Alberto Burri a Enzo Cucchi, dallo statunitense-sudafricano Roger Ballen, a Kounellis. Raccontano la natura, ma soprattutto la materia in movimento, in decomposizione, che si disgrega. Proprio come la massa di occhiali nell’installazione di Kounellis, è una “testimonianza del dolore”.