L’attore francese è morto lunedì scorso, a 94 anni: nella sua vita ha lavorato con alcuni tra i più grandi registi internazionali, da Luis Buñuel a Claude Sautet, da Marco Ferreri a Jean-Luc Godard sino a Nanni Moretti
È curioso: tutti, anche in più “maturi” ricordano Michel Piccoli nelle parti di un uomo affascinante, anche seduttore, ma di una certa età. Eppure la sua lunghissima carriera, dove ha lavorato con i più grandi registi, è cominciata nel 1945, a vent’anni con Silenziosa Minaccia diretto da Christian Jacque. Se si eccettua la sua ultima straordinaria interpretazione del papa “dimissionario” di Nanni Moretti, i suoi ruoli indimenticabili sono stati in film degli anni 60 e 70, quando era tra i quaranta e i cinquanta. Dal Michel produttore televisivo e bon vivant di La grande abbuffata di Marco Ferreri al questore di Il fantasma della libertà di Luis Buñuel e, sempre del regista spagnolo, il signore borghese infatuato dalla conturbante Bella di giorno Severine (Catherine Deneuve).
Ai più sfugge il Piccoli di Il disprezzo (1963), il film del maestro della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard, tratto dal romanzo di Alberto Moravia. Qui l’attore, neanche quarantenne, è uno scrittore sposato con una giovanissima Brigitte Bardot, al massimo della seduttività, con cui ha un rapporto ambiguo. Memorabile la scena a Capri sul tetto di Villa Malaparte dove lui, bello ed elegante in completo di lino e cappello, trova lei sdraiata nuda a prendere il sole, con solo il fondoschiena coperto da un libro (il titolo del quale si rivelerà significativo), e lo sguardo nascosto da enormi occhiali da sole (nella foto). Forse, in quella scena, l’ottima interpretazione di Michel Piccoli e soprattutto la sua figura attraente è passata in secondo piano.