È morto ieri a Milano, a 70 anni, il noto volto televisivo Rai, già gallerista e assessore alla Cultura del capoluogo lombardo: nel 2012, in un’intervista rilasciata a Glasses and Fashion, storica testata consumer dedicata all’eyewear, aveva rivelato di avere cinque montature e di possederne anche una d’oro, che indossava solo di sera
Definirlo critico non solo era riduttivo, ma non spiegava la sua professione. Perché il suo modo di approcciarsi all’arte e soprattutto di divulgarla era inedito, inconsueto, mai banale. E non perché avesse fatto l’assessore alla Cultura per Milano. Philippe Daverio (nella foto) era riuscito a far conoscere e apprezzare un’Italia artistica ai più. Con il programma Passepartout, nato su Rai 3, aveva raggiunto un’audience apparentemente più propensa al Grande Fratello che a tematiche culturali. Forse perché, dicono di lui, la sua passione per l’arte non era nata di fronte a qualche capolavoro o alla Grande Bellezza istituzionalizzata, ma visitando la Villa Imperiale di Pesaro, a dieci anni. Certo aveva il piglio dell’intrattenitore con molto humour, ma anche una buona dose di compiacimento. Con quel suo dialogare e le sue citazioni in francese, sua lingua madre e in tedesco. Perfino il suo abbigliamento era particolare, capace di farlo riconoscere in mezzo a una folla. I panciotti colorati, in inverno le pesanti giacche di tweed, il lino in estate, e soprattutto il papillon e quegli occhiali tondi, che acquistava da uno storico ottico, Foto Ottica Veneta, in via Torino, a Milano.