L’ottica? Una questione italiana

Ignazio Porro, la fondazione di Officina Galileo a Firenze, Angelo Salmoiraghi, la nascita della Filotecnica a Milano, le prime fabbriche di montature in Cadore. E, molti secoli prima, Tommaso Garzoni da Bagnacavallo e lo spagnolo Benito Daca de Valdes: sono alcuni dei protagonisti di Storia dell’Ottica, il libro, pubblicato da Medical Books, che Mido ha sponsorizzato, promosso e presentato domenica scorsa con un evento online tenuto dai suoi autori, Sergio Cappa e Silvio Maffioletti

La storia dell’occhiale ha origine alla fine del 1200 e si evolve rapidamente. Nel 1500 Tommaso Garzoni da Bagnacavallo lavora per anni alla redazione di un manuale delle professioni del tempo per istruire le giovani generazioni: accanto ad alcuni mestieri assai singolari, nel suo testo viene segmentata la differenza tra i vetrai, che costruiscono le lenti, e gli ottici che si dedicano alla visione. Un secolo dopo Benito Daca de Valdes, spagnolo di Cordoba con forti legami con la nostra penisola, redige un corposo e innovativo manuale di Ottica della Visione. Con la morte di Galilei nel 1642, l’anno della nascita di Newton, l’ottica esce dal perimetro italiano per due secoli, sviluppandosi in Francia, Spagna, Inghilterra e Germania.

Il nostro paese torna protagonista nell’800 con Ignazio Porro e altri scienziati che si occupano di ottica. Dopo il 1861, con l’Unità d’Italia, si sprigionano grandi energie soprattutto in Toscana, Lombardia e Veneto. L’attività qualificata e instancabile di Porro, piemontese di Pinerolo, lo porta a Parigi dove diviene consulente militare di Napoleone III, dà vita all’Institut Optique et Tecnomatique e viene definito dalla comunità scientifica europea il miglior studioso di ottica dell’epoca. Nel 1861 Porro lascia Parigi e torna in Italia, a Firenze, per far nascere un istituto simile a quello che dirige nella capitale francese e che vuole chiamare Società Tecnomatica Italiana. Ma in Toscana trova impreviste difficoltà e resistenze che lo fermano e lo inducono, nel 1863, a trasferirsi a Milano. Poco dopo, proprio a Firenze, alcuni soci toscani fondano Officina Galileo, la prima realtà industriale italiana nel comparto ottico. Porro avvia invece a Milano il Tecnomasio, società che dura pochi mesi: ci riprova dopo un paio di anni e fonda la Filotecnica, che invece attecchisce e si sviluppa rapidamente. Nel ’67 Porro entra, unico ottico italiano, con Antonio Quaglino, unico oftalmologo del nostro paese, nella commissione europea chiamata a decidere le nuove unità di misura per il comparto ottico e che definirà la diottria come unità di misura internazionale del potere delle lenti. Gli anni passano e, nel 1873, Porro cede la Filotecnica milanese a un suo allievo, Angelo Salmoiraghi, che la potenzia e la porta ai vertici dell’industria ottica italiana.

Agli inizi del 900 il Veneto, terra dove nei secoli precedenti lavoravano i migliori artigiani del vetro, torna in corsa dopo una lunga crisi e diventano protagonisti numerosi imprenditori che producono montature e passano rapidamente da una dinamica familiare a un’organizzazione industriale su larga scala. Il Cadore diviene il principale distretto della produzione industriale di montature e si affaccia alle esposizioni internazionali dell’epoca: la prima, nel 1881, nei giardini di Porta Venezia a Milano, aveva fatto registrare un milione e mezzo di visitatori. L’ottica è presente con successo nel nuovo secolo all’interno di manifestazioni generaliste, tanto da indurre a pensare a una fiera specifica di settore. Su questi presupposti nascerà nel 1970 Mido, lo stesso anno in cui vengono avviate le prime scuole di optometria a Vinci e a Milano.

«Con il nostro volume siamo arrivati fino a qui, perché dopo la storia si trasforma in cronaca – hanno spiegato Sergio Cappa e Silvio Maffioletti sulla piattaforma di Mido 2021 Digital Edition (nella foto, da destra) - Quella dell’ottica è una storia che ha radici italiane ed è cresciuta grazie a scienziati, imprenditori, aziende e organizzazioni capaci, con i loro studi e il loro lavoro, di essere anche oggi un esempio e una guida per la determinazione, la passione e l’ammirevole spirito innovativo che abitano le loro storie».
A.M.

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