È mancato sabato scorso, a 89 anni, lo scrittore britannico di romanzi di spionaggio, attività che lo stesso ha svolto dopo essere stato funzionario del ministero degli Esteri inglese: da questa esperienza è nato, nel 1961, il personaggio dell'agente segreto George Smiley, protagonista di numerosi suoi libri
«Per Smiley gli occhiali sono iconici, come il Martini cocktail per James Bond», pare abbia detto, come riportato in un articolo de La Stampa di qualche anno fa, Gary Oldman quando, per interpretare il ruolo di George Smiley in La talpa (nella foto), passò giornate intere in un negozio di ottica di Pasadena per trovare la montatura giusta. Un perfezionismo tipico di un attore serio e professionale come Oldman, ma dovuto sicuramente alla perfetta descrizione che dava del personaggio David John Moore Cornwell, alias John Le Carré, nel romanzo da cui era stato tratto l’omonimo film. Ma la capacità di descrivere nei minimi dettagli non era l'unica caratteristica dello scrittore che perfino Philip Roth definiva uno dei più importanti in lingua inglese. Secondo molti, e se ne continua a discutere ancora adesso che è morto, la catalogazione come romanzi di genere dei suoi è sminuente e non corrisponde al loro alto livello letterario. D’altra parte, se per scrivere di un argomento bisogna conoscerlo a fondo, lui di spie ne sapeva moltissimo. Era stato per anni un agente segreto dei servizi britannici, tanto che per pubblicare le storie di George Smiley, apparentemente anonimo ufficiale in realtà geniale 007, era stato costretto a scegliersi un nom de plume.