La percentuale di persone in Italia tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un diploma è in aumento: risulta però inferiore alla media europea, 62,9% contro 79% nel 2020, e si registrano quote di diplomati molto differenti in termini, ad esempio, di età, genere e area geografica. Inoltre la nostra è la quarta nazione a livello comunitario per numero di diplomati, ma, allo stesso tempo, dopo la Spagna è quella con il tasso di abbandono scolastico precoce più alto. Infine, rispetto alle esigenze di ammodernamento ed evoluzione del paese si evidenzia un’insufficiente adesione degli studenti agli istituti vocational education, cioè Its o corsi professionali post scuola superiore. Sono i dati e le considerazioni esposte da Giorgio Righetti, direttore dello Zaccagnini, in apertura della tavola rotonda del 5 maggio su cosa siano buona e cattiva scuola, moderata da Anto Rossetti.
«Anche se in Italia si registra una riduzione nel tasso di abbandono scolastico tra il 2018 e il 2022, esistono ancora forti differenze a livello di aree regionali: questo, insieme agli altri fattori negativi precedentemente elencati, mostra che il sistema educativo nazionale non è all’altezza del posto occupato dal nostro paese, tra il settimo e l’ottavo secondo i dati dell’Ocse, nella classifica di quelli più ricchi del pianeta - ha commentato Righetti – Tutto questo si riflette anche sul mondo dell’ottica e dell’optometria, che non appare sufficientemente visibile come professione: al massimo gli italiani conoscono bene alcuni marchi di occhiali, ma da qui a decidere di frequentare corsi di ottica, il passo è molto lungo».
Perché l’ottica è così in difficoltà, in una fase di apparente riflusso, per quanto riguarda l’offerta di giovani leve, pur a fronte di un’elevata richiesta di profili professionali qualificati da parte della filiera? Se lo è chiesto durante la tavola rotonda Andrea Afragoli, ipotizzando addirittura la necessità di resettare l’intero sistema formativo. «Sarebbe forse giunto il momento di ricominciare tutto da capo, visto che è quasi un secolo che siamo normati - ha detto il presidente di Federottica - Ritengo che la buona scuola sia quella che fa riflettere e approfondire, che fa capire come il percorso dell’aggiornamento professionale debba essere continuo, mentre se si crede di sapere già tutto una volta usciti dagli istituti frequentati, non siamo affatto di fronte a una buona scuola». Al riguardo Righetti ha sottolineato che tra formare e fare addestramento c’è una notevole differenza. «La scuola deve insegnare il sapere critico: formare non significa dire tu devi fare così, ma spiegare perché devi fare così - ha affermato il direttore dello Zaccagnini - Ogni persona che si siede sulla poltrona della refrazione è un caso a sé, per cui l’insegnamento deve fornire a un ottico optometrista gli strumenti necessari perché possa fare le scelte professionali più adatte a ogni singola esigenza visiva».
Alla tavola rotonda sono intervenuti anche Silvio Maffioletti, docente al corso di Ottica e Optometria dell’Università degli Studi di Torino, Lucrezia Gilardoni, responsabile della sede milanese dello Zaccagnini, e Gabriele Civiero, presidente di Sopti. «Il ruolo delle società tecnico scientifiche nell’ambito della formazione è duplice - ha ricordato Civiero – Da un lato, devono favorire l’aggiornamento, che può declinarsi nelle informazioni sui prodotti da parte delle aziende, in corsi brevi organizzati dalle associazioni professionali o in corsi più lunghi, tipo master, proposti dalle scuole. Dall’altro, hanno il compito di proporre un modello di lavoro, fornendo le ultime evidenze scientifiche: possono farlo attraverso le bibliografie, la revisione delle varie pubblicazioni e le regole di buona pratica che, in sostanza, rappresentano il compendio delle evidenze scientifiche» (nella foto, i relatori della tavola rotonda: da sinistra, Maffioletti, Gilardoni, Civiero, Afragoli, Righetti e Rossetti).
A.M.