Non ritirare il premio Nobel non è stato un bel gesto, né emblematico, né di protesta. Solo scorretto. Ma da uno che a dieci anni scappa dalla sperduta cittadina di Hibbing, al confine con il Canada, per andare a Chicago a scoprire il mondo, ce lo si può aspettare
Robert Allen Zimmerman, il cantore degli anni Sessanta, non ha mai fatto niente per l’approvazione degli altri. Forse per questo a Milano, al suo concerto nel 1984, aveva deluso molti fan sessantottini legati a un certo cliché. Ma è anche la sua forza, il suo tocco da genio, per cui è riuscito, sfidando qualsiasi ideologia e convenzione, a mettere insieme la musica rurale americana, il folk fatto di blues e country, con il rock. Anche le parole delle sue canzoni sono un concentrato di poesia, dove mixa l’onirico con le problematiche del momento. L’amore con le battaglie civili. Sempre indifferente ai giudizi del pubblico e con la consapevolezza di rendersi scomodo.
Per questo Bob Dylan, a ottant’anni, celebrati il 24 maggio, è un personaggio che non potrà mai invecchiare. Coerente nel suo stile di vita alternativo e discutibile, con le molte mogli e fidanzate, il numero imprecisato di figli e quel modo di vestire trasandato di cui fanno parte anche gli occhiali da sole neri (nella foto), indossati spesso al chiuso. Non certo da celebrity che “finge” di nascondersi, dato che sono molti i racconti sulla sua capacità di mimetismo. Per cui poteva e può girare per le strade senza che nessuno lo riconosca, neanche quelli che la sera prima, a centinaia, avevano fatto carte false per assistere a un suo concerto.
Luisa Espanet