Forum 2024: così si torna a vedere grazie alla prima cornea artificiale italiana

Diego Ponzin, direttore della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, ha illustrato alla platea dell’evento di Napoli i risultati del trapianto dell’innovativo dispositivo, effettuato nel maggio scorso su una donna palestinese

Scorgere solamente qualche ombra da un unico occhio. Per dodici lunghi anni non poter vedere nemmeno i lineamenti dei propri figli. Fino allo scorso maggio, quando Rasha, «una donna palestinese di 43 anni rifugiata nel 2012 in Siria e colpita dalle schegge di una bomba, viene sottoposta al primo trapianto di cornea artificiale ibrida in Italia pensata per persone ad alto rischio di rigetto, eseguito dal professor Massimo Busin», ha raccontato durante la prima giornata del Forum Presbiopia 2024 Diego Ponzin (nella foto, a sinistra, con Nicola Di Lernia sul palco dell’evento di Napoli). I risultati dell’innesto del dispositivo sono al momento incoraggianti e hanno permesso alla donna di recuperare in parte la vista con un netto miglioramento della propria vita.

La nuova cornea artificiale si chiama Intra-Ker ed è stata ideata e sviluppata da Massimo Busin, professore ordinario di Malattie dell'apparato visivo presso l’Università degli Studi di Ferrara, in collaborazione con Fondazione Banca degli Occhi del Veneto. Da questa cooperazione è stato possibile creare una cornea artificiale contenuta in un guscio. «È stato utilizzato un dispositivo sintetico inglobato all’interno di due strati di tessuto corneale proveniente da donatore e innestato nell’occhio del paziente – ha precisato Ponzin – I due sottili innesti di cornea sono ricavati dall’isolamento di uno strato interno spesso solo una decina di micron». Questi due lembi sottilissimi mantengono nel tempo la loro trasparenza, permettendo al paziente di tornare a vedere. L’innovativo dispositivo, sperimentato per la prima volta in Italia, può dare una speranza «alle circa 7-8 mila persone in tutto il mondo per cui il trapianto di cornea non funziona e viene rigettato», ha commentato al Forum l’oftalmologo.

La soluzione proposta per ora non ha reazioni avverse, ed è il motivo principale per cui suscita grande attenzione. Per la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, responsabile della validazione e dell’invio dei tessuti provenienti da donatore, si tratta della prima preparazione di tessuto per trapianto di questo genere. «È una novità assoluta perché è il primo trapianto dello strato profondo della cornea senza endotelio nel nostro paese», ha sottolineato ancora Ponzin.

Solo il tempo potrà fornire risposte più definitive sui risultati che si possono ottenere con questa tipologia di operazione. Tuttavia, dopo il trapianto, la vita della donna palestinese è già cambiata profondamente, «quando l’ho incontrata dopo alcuni mesi dall’intervento ha esclamato: “Io, rinata!”», ha raccontato soddisfatto Ponzin. Il merito di tutto ciò va alla collaborazione tra eccellenze dell’oftalmologia e alle loro équipe.

All’evento di Napoli l’oculista veneto ha ricevuto anche il premio alla carriera«per il suo impegno e abnegazione nella ricerca e nella gestione del trapianto di cornea».

Dario Andriolo

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