Il documentario Paris Calligrammes della tedesca Ulrike Ottinger riporta alla Parigi degli anni Sessanta in una rievocazione non solo dell’atmosfera dell’epoca, ma anche dello stile, eyewear compreso, che l’hanno contraddistinta
Certe cose succedono solo alla Berlinale, il terzo Festival del cinema più importante d’Europa, che si è concluso il 1° marzo, con i vincitori italiani Elio Germano, che si è aggiudicato l’Orso d’argento come migliore attore con Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, e i fratelli D’Innocenzo, premiati per la migliore sceneggiatura con l’Orso d’argento per Favolacce .
Curiosando qua e là, lontano dai film in concorso, si trovano sempre dei talenti nascosti che girano piccoli capolavori come, ad esempio, il divertente Paris Calligrammes dell’artista Ulrike Ottinger, che tra l’altro ha anche vinto il premio Berlinale Camera. Uno sguardo allegro in bianco e nero sullo stile e sugli occhiali anni Sessanta a Parigi, quando creativi e intellettuali osavano, sperimentavano senza tregua, lanciavano nuove filosofie e si davano appuntamento alla libreria Calligrammes. La Ottinger, allora ventenne entusiasta, filmava e fotografava. Così, oggi, può testimoniare in prima persona com’erano leggeri quegli anni, quando c’era voglia di inventare, di mettersi in gioco e anche di essere buffi e creativi (nella foto) anche con montature sperimentali molto Rive Gauche.
Rosaria D’Amico