Digital Fashion Week, sfilate con “vista” più che con occhiali

Scorci di città italiane o asiatiche, boschi, serre, palazzi d’epoca e cinema: le location scelte per le passerelle digitali di Parigi prima, dal 9 al 13 luglio, e Milano poi, dal 14 al 17 luglio, sono state tante e suggestive. Ma, pur incantando gli occhi, non hanno distratto dalle collezioni, di cui hanno saputo mettere in rilievo funzionalità e vestibilità: se la semplicità e la linearità sembrano essere stati il loro tratto distintivo, la ricerca dell’elemento caratterizzante non è stata abbandonata, anche tramite accessori e montature, con una grande varietà di forme e materiali nei pochi casi in cui erano presenti

L’ascensore di un grattacielo tutto vetri con vista a 360° gradi (Hermès), uno strano Palais Ideal, esempio di architettura naive degli anni Trenta dove sembra abbiano abitato Pablo Picasso e Max Ernst (Lanvin) (nella foto, a destra), una serra con piante grasse (David Catalan), un bosco con un piccolo torrente, le colline sopra Firenze (Ermanno Scervino), una peniche sulla Senna tra i ponti di Parigi (Balmain), scorci di una Rimini sconosciuta (Numero 00), Tokyo di notte, Shanghai, spazi dismessi, piccoli parchi cittadini e poi atélier, backstage di sfilate o ancora cinema vuoti (Prada). Sono solo alcune delle tante location scelte per presentare le collezioni maschili o gli anticipi di quelle femminili nelle Digital Fashion Week, prima di Parigi poi di Milano.

Ci sono racconti, interviste a direttori creativi, storie dei brand come in Ferragamo, piccoli concerti. In Louis Vuitton alle volte immagini reali sono inframezzate da flash di cartoon. I modelli di Ziggy Chen (nella foto, a sinistra) prendono forme strane, nasi smisurati, teste di animali. La musica gioca un ruolo importante, è di tutti i generi, dal rap live in Versace, all’heavy metal più duro, al melodico napoletano, intonato in una delle poche sfilate tradizionali da Il Volo in Dolce & Gabbana. Così varie e diversificate sono le cornici da non riuscire a trovare elementi di tendenza comuni, come normalmente si scorgono nelle fashion week.

Ma per quanto le atmosfere siano d’attrazione, non distraggono dalle collezioni. Anzi i capi si vedono bene, se ne nota la funzionalità, il comfort, la vestibilità nei movimenti veri e non di quelli un po’ ingessati della passerella. La semplicità e la linearità sembrano essere il punto dominante, l’obiettivo da seguire. E qualche stilista lo ribadisce nei suoi commenti in diretta. Che non significa abbandonare la ricerca dell’elemento caratterizzante, magari ispirandosi all’eleganza di qualche icona del cinema, come Marcello Mastroianni della Dolce Vita per Eleventy o ai lavori di un artista emergente in Dior. O completando con l’accessorio giusto: in Serdar una bandana in uno speciale stampato, dei sandali leggerissimi, uno zaino o degli occhiali. Moltissimi e di varie forme, materiali, dimensioni in alcuni film-presentazioni, assenti nella maggior parte degli altri.

Luisa Espanet

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