Intercast, a Parma rimarrà solo una parte dell’azienda

«Il cosiddetto piano industriale, se così si può chiamare, proposto da Ppg, prevede di tenere solo una parte dell’attuale Intercast: amministrazione, ricerca e sviluppo, customer service, ufficio vendite e controllo qualità – si legge in una nota - Sarebbero quindi 11 le persone che potrebbe continuare a lavorare a Parma, in una struttura differente dall'attuale. Per tutti gli altri (oggi sono complessivamente 59 i dipendenti, ndr) l'azienda è disposta a considerare un periodo di cassa integrazione straordinaria oppure uscite volontarie, con mobilità e incentivo all'esodo». I lavoratori confermano la propria disponibilità anche alla cassa integrazione, pur di limitare i licenziamenti. «In Thailandia si potrebbero continuare le produzioni in massa, mentre Parma servirebbe a dare quella flessibilità necessaria a rispondere alle esigenze di mercato – si legge ancora nel comunicato - In questo caso, i dipendenti sarebbero anche disposti a qualche sacrificio iniziale, come la cassa integrazione, pur di prevedere solo pochi esuberi, per lo più volontari». La situazione rimane ancora molto complessa, considerando anche il futuro che potrebbero avere i lavoratori che decidessero di restare a lavorare, a questo punto senza nessun tipo di tutela. Il prossimo incontro è fissato per il 2 maggio (nella foto, alcuni lavoratori durante il presidio presso l'Upi).
(red.)

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