Addetti ai lavori che, comunque, possono ritrovarci spunti molto importanti per la propria attività. «Uno di questi è la sentenza della Pretura di Bologna del 1977, che riguardava sei ottici locali, assolti dall’accusa di abuso della professione medica – ha ricordato il presidente di Federottica, Andrea Afragoli, intervenendo alla presentazione del libro – Si tratta della prima di una lunga serie di sentenze che danno ragione alla nostra categoria e che hanno confermato la possibilità agli ottici optometristi di fare l’esame della vista». In quest’opera Luigi Pasquini (a sinistra nella foto, accanto ad Afragoli), erede di una storica insegna bolognese di ottica, giunta ormai, con il figlio, alla quarta generazione, ha ripercorso non soltanto la storia dell’occhiale, ma anche quella dei primi ottici, nel Medioevo e poi nell’età moderna: come proponevano gli occhiali, come li vendevano, persino come si vestivano. E, ancora, l’influenza delle montature nelle arti figurative, nella musica e nel cinema. «Gli occhiali rappresentavano il nuovo nella nostra cinematografia, tanto è vero che inizialmente erano presenti soltanto nei film che venivano da Hollywood e solo in seguito furono utilizzati anche dai registi italiani – ha spiegato Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna – E sono diventati ancora più importanti quando, nel cinema, dalla ripresa a campo lungo si è passati al primo piano: per prima cosa guardiamo l’interlocutore negli occhi, per cui sono un elemento che caratterizza la nostra visione, oltre a essere un oggetto con qualcosa di magico, con un quid particolare».
A.M.