Minghini: con il vintage mi sono riappropriato del mio brand

«Noi ottici ci siamo parzialmente relegati nell’ombra in questi anni, abbiamo ceduto il testimone alle aziende produttrici affidandoci al richiamo delle griffe e questo per un po’ ha anche funzionato - afferma Emanuele Minghini a b2eyes.com, spiegando i motivi per cui ha deciso di imbarcarsi in un’esperienza legata al vintage – Bisogna che ci riappropriamo del “nostro” marchio e che torniamo a porci al centro. Io voglio vendere ciò che secondo me è bello, originale e valido». Il primo centro ottico Dieci Decimi Vintage è stato aperto a Imola nel 2011. Disposto su due livelli, ha il secondo piano dedicato al vintage appunto, cui s’ispirano anche i mobili e l’illuminazione. «I modelli sono tutti originali di lavorazione artigianale degli anni tra i ’50 e gli ’80, per fare breccia nel cuore, nei sentimenti e nei ricordi delle persone. Anche se il vintage piace non tanto a chi ha una certa età quanto piuttosto ai ragazzi», precisa l’ottico romagnolo. Rivolta dunque a un target giovane, non sempre alto spendente, la selezione proposta ha prezzi che raggiungono un massimo di 69 euro. «Il costo non deve essere eccessivo, queste montature rappresentano il secondo occhiale, da vivere come accessorio e indossare in occasioni particolari. Sono oggetti che ti ricordano anche da dove arriva la tua montatura: tante griffe ,infatti, prendono spunto da modelli del passato per i loro nuovi design». Del fatto che per certi articoli i prezzi debbano essere contenuti, se si vuole che i clienti acquistino più occhiali, Minghini si dice convinto, ad esempio quando parla di quelli detti “da aperitivo”, che non sono né vista né sole e montano lenti leggermente colorate. «È una moda che sta facendo capolino e che noi ottici dovremmo sfruttare per crearci nuove opportunità di vendita. Se in tanti li proponiamo, si crea la tendenza e nasce una nicchia di mercato», sottolinea.
Il punto vendita di Forlì (nella foto, l'interno), invece, è stato inaugurato nel febbraio 2013 ed è disposto su oltre 240 metri quadrati, ben 60 dei quali dedicati all’occhiale vintage. «Devi creare un’area ad hoc ben precisa, almeno il 30% del negozio, altrimenti una rastrelliera da 30-40 pezzi non significa un granché – prosegue il professionista – Con l’aiuto di un interior designer lo abbiamo arredato con mobili degli anni ’50 e ’60, riadattati per un negozio di ottica, e anche l’illuminazione è stata fatta su misura, con lampade che sono pezzi unici Abbiamo, inoltre, allestito una zona accoglienza puntando sul marketing olfattivo, con aromi evocativi che creano l’atmosfera». L’obiettivo è fare in modo che il cliente trascorra nel centro ottico un lasso di tempo anche breve ma gradevole, sia che compri sia che non acquisti nulla. «Questo può diventare un valore aggiunto del punto vendita – conclude Minghini - Testimonial della tua attività diventa infatti non solo chi compra, ma anche chi ha visitato il negozio, perché genera passaparola».
N.T.

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