“Si chiamano Neet e si aggirano tra noi. Neet è l’acronimo di “Not (engaged) in Education, Employment or Training”, cioè nullafacente, sia dal punto di vista dello studio sia del lavoro. Il fenomeno riguarda secondo le statistiche soprattutto questi ultimi anni, ed è localizzato principalmente nella fascia di popolazione di età compresa tra i 20 e i 30 anni (…). In Italia i Neet sono il 32 per cento dei giovani, la più alta percentuale in Europa. Nel nostro paese, insomma, un ragazzo su tre attualmente non sta studiando né sta cercando lavoro”.
Questa è una parte dell’intervista che il sociologo dell’Università Cattolica di Milano, Dario Nicoli, ha rilasciato a Elisabetta Longo, funzionario della Direzione Formazione della Regione Lazio, per tempi.it, risalente al primo novembre 2014. La conversazione aveva come focus lo smarrimento dello studente universitario ma è oggi d’interesse anche delle fasce d’età inferiori. Quando, in coda, gli viene chiesto: Lei che soluzione propone? Nicoli risponde: A mio avviso, ci sarebbe bisogno di nuove figure di riferimento che facciano da “tramite” con i ragazzi, per evitare che si smarriscano.
Il 7 e 8 maggio scorsi si è tenuto il Convegno nazionale delle Scuole di Ottica in Rete, pregevole iniziativa itinerante giunta alla quinta edizione, il cui tema era una riflessione su come incrementare le iscrizioni ai percorsi quinquennali, argomento sul quale non è più possibile differire l’attenzione. Appare infatti indubitabile che la fascinazione per il corso di ottica sta, visibilmente da tempo, scemando a fronte di una possibilità di occupazione ancora stabile. Il conciso e sommario consiglio del professor Nicoli suggerisce di approcciarsi al tema con un punto di vista differente, omettendo garbatamente di rammentare che senza un’onesta e specchiata analisi interna qualunque conclusione risulterebbe mutila e incompiuta.
La filiera da “processare” comprende gli insegnamenti e gli insegnanti, le scuole e le loro attrezzature, la corrispondenza tra il dettato scolastico e le richieste degli esercizi commerciali e il naturale tramite che sono i PCTO, l’ex alternanza scuola lavoro. Quando gli studenti, incuneandosi in qualche grave fatto di cronaca, alzano la voce di protesta, da questa, pur filtrata, qualche verità traspare. L’identità professionale che si prospetta loro deve essere attrattiva nei fatti e non nelle ipotesi, creando figure e luoghi che le consentano di nascere e crescere.
Sono lontani i tempi in cui l’ottico si occupava senza deleghe di matrice tecnologica del problema visivo del cliente: con il semplificargli i compiti e sollevarlo dalle responsabilità rischiamo l’anoressia mentale e imprenditoriale, forse tra i temi di riflessione.
Sergio Cappa