VisionOttica Botta: una mostra per… guardare ad occhi chiusi

È il titolo dell’esposizione ospitata lo scorso aprile a Milano dal negozio di via Astesani, nel quartiere Affori, aderente all'insegna glocal di Vision Group sin dai primi anni dal suo lancio, che ha contaminato di arte vari spazi, dalla vetrina all’area vendita per arrivare alla sala refrazione

La voglia di dare un supporto a una ragazza in gamba, intraprendente e preparata, laureata nel 2020 con lode in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, nonché figlia di clienti affezionati del centro ottico, unita al desiderio di offrire alla propria clientela un’occasione diversa di interesse e di stimolo: sono i fattori chiave che hanno portato VisionOttica Botta a ospitare la mostra (nella foto, una delle opere esposte) di Lucia Amitrani intitolata Guardare ad occhi chiusi e legata proprio alla sua tesi di laurea. «Già in passato Lucia ci aveva dato alcune sue opere da esporre in vetrina, ma è in assoluto la prima volta che organizziamo un evento legato all’arte: questa giovane artista ha creato nel nostro store diversi percorsi legati al tema, utilizzando tutti gli spazi in modo creativo», spiega a b2eyes TODAY Gianpiero Botta, titolare del negozio fondato dal padre Aldo nel 1953, una cinquantina di metri quadrati tra sala refrazione e area vendita e quattro addetti di cui tre ottici optometristi, sempre rimasto nella sua sede storica e fresco di restyling degli interni appena concluso: il centro ottico è votato all’eyewear di ricerca e a una professionalità fatta di esperienza e continuo aggiornamento, dove una buona parte del business è rappresentata dall’occhiale progressivo.

Nella vetrina ricoperta con una pellicola opalescente, ad esempio, era visibile solo un grande monitor in cui giravano i video di persone da lei coinvolte, le quali esprimevano a parole ciò che vedevano mentre erano esposte al sole a occhi chiusi. Nell’area vendita c’erano poi acquerelli, stampe e un cannocchiale di cartone da costruire, con cui costringere la visione a inscrivere la realtà in una forma più complessa rispetto a quella quadrata in cui tendiamo a pensarla. In sala refrazione, invece, c’era un’installazione audiovisiva composta da un audio in cui Botta stesso leggeva dei passi dell’Etica di Spinoza, filosofo seicentesco che era anche ottico, e da un video realizzato sperimentando la strumentazione dello studio optometrico utilizzata quotidianamente dai professionisti della visione. «Non abbiamo pubblicizzato molto l’evento, al di là di un annuncio sul giornale del quartiere, ma il riscontro è stato positivo e la sera dell’inaugurazione abbiamo avuto un bel passaggio - commenta Botta - Più di ogni altra cosa ci sono stati il mio entusiasmo e una nota di interesse diverso e di curiosità da parte della nostra clientela: il fine era sostenere Lucia, meritevole e volenterosa, e offrire un approccio all’arte che mi ha stimolato anche a livello personale, per un ritorno più di immagine che commerciale».

N.T.

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