Stanford: non sai che dire? Ci pensa la lente con ChatGpt

Uno studente dell’ateneo americano ha applicato questa tecnologia a un dispositivo monocolo per la realtà aumentata che ascolta le conversazioni in corso e, grazie all’intelligenza artificiale, suggerisce le parole, “proiettandole” di fronte allo sguardo dell’utilizzatore

L’idea è venuta a Bryan Chiang, studente di informatica a Stanford che, come ha raccontato alla Reuters, si è chiesto se ChatGpt, che può trovare applicazione in numerosi campi, dallo scrivere un saggio universitario all’elaborare un piano alimentare, ad esempio, potesse aiutare anche nelle conversazioni, informali o meno. La risposta parrebbe essere sì. Il ventiduenne universitario ha implementato su una lente per la realtà aumentata l’intelligenza artificiale, sviluppando così un device monocolo, ribattezzato RizzGpt (nella foto, un'immagine tratta dal servizio di Tg3 Pixel andato in onda il 3 giugno scorso), dotato di una telecamera, un microfono e un display ad alta risoluzione su cui si possono visualizzare le parole.

In sintesi questo sistema ascolta la conversazione in corso attraverso il microfono, la converte in un testo che invia tramite wi-fi a ChatGpt la quale elabora commenti e risposte e le proietta dopo circa cinque secondi all’interno della lente stessa, in modo che l’utilizzatore le possa leggere guardando di fronte a sé. Il dispositivo è un prototipo, ha spiegato ancora Chiang alla Reuters, il cui obiettivo è esclusivamente dimostrare cosa sia possibile fare con tale tecnologia.

(red.)

Strumenti